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Quotidiano del lodigiano e del sudmilano

Edizione del 1 luglio 2003


Zelo  
Vittima Osvaldo Giangrossi, tecnico di grande esperienza; sarebbe andato in pensione a dicembre, lascia moglie e due figli

Stritolato da un tubo in un cantiere Eni

Travolto mentre lavorava alla costruzione di una torre petrolifera
 
 
Zelo.  È morto schiacciato da un enorme tubo nella Val d'Agri in Basilicata, la miniera italiana del petrolio. Osvaldo Giangrossi, 53 anni, originario di Ripatransone, nella provincia di Ascoli Piceno, ma residente con la moglie e i due figli a Zelo Buon Persico, aveva sulle spalle trent'anni di esperienza nel settore delle trivellazioni: l'uomo, che lavorava per conto della ditta Pergemine di Parma, doveva andare in pensione il prossimo dicembre ma domenica scorsa ha perso la vita mentre stava compiendo un'operazione apparentemente banale. Giangrossi era impegnato in uno dei cantieri dell'Eni adibiti ad area pozzo (la "Alli 4") nell'area di Viggiano, tra le località Marsico Vetere e Canalicchi. Qui, dall'inizio degli anni '80, c'è il cuore pulsante della ricerca petrolifera del nostro Paese. L'area pozzo, in pratica, è un cantiere dove lavorano incessantemente centinaia di persone fra operai e tecnici delle varie ditte che collaborano alle attività esplorative ed estrattive per conto dell'Eni: un team dove ognuno rappresenta l'anello di una catena che contribuisce a tenere costante il ritmo della produzione, giorno e notte, ininterrottamente. E secondo quanto raccontano i colleghi, il 53enne stava montando una torre di perforazione: erano circa le 9 del mattino quando il caposquadra, a bordo di un'autogrù, ha staccato un grosso elemento tubolare metallico, lungo almeno 6-7 metri. Il pezzo è stato quindi appoggiato sul terreno e nel frattempo Giangrossi è sceso sul piazzale. Forse una lieve oscillazione del terreno, o forse un imprevisto, hanno fatto cadere l'enorme tubo che ha colpito in pieno il tecnico: per lui non c'è stato nulla da fare. I colleghi presenti in quel momento, una dozzina di persone in tutto, hanno subito lanciato l'allarme ma Giangrossi era già morto per lo schiacciamento della testa, dell'addome e del torace. Sul posto sono intervenuti i carabinieri di Viggiano che hanno subito transennato la zona dell'incidente, successivamente posta sotto sequestro dall'autorità giudiziaria. La salma, al termine degli accertamenti di legge, è stata spostata nell'obitorio del cimitero di Viaggiano. I familiari (la moglie Angela Stucchi di 53 anni, originaria di Cassano d'Adda, e i figli Silvano di 25 anni e Daniele di 20), avvisati della tragedia, sono subito partiti alla volta della Basilicata: oggi la salma potrebbe essere riconsegnata alla famiglia per i funerali che dovrebbero tenersi a Ripatransone. «Giangrossi era rientrato da un periodo di ferie lunedì della settimana scorsa - racconta il collega Giulio Pavone -; in questi giorni era particolarmente contento perché la pensione era sempre più vicina. Non riusciamo ancora a capire come possa essere accaduta una cosa del genere: Giangrossi sapeva quello che faceva ed era particolarmente esperto». Dopo un lungo periodo alla Delta, una società romana specializzata sempre nelle perforazioni, Giangrossi era passato nel 1996 alle dipendenze della Pergemine, un colosso del settore, presente dal 1956, che ha fatto proprio della sicurezza nei cantieri uno dei suoi fiori all'occhiello. «Una persona educata ma al tempo stesso riservata che però parlava volentieri del suo lavoro che amava molto» racconta una vicina di casa di Giangrossi, che dal 1992, proveniente da Merlino, aveva preso casa a Zelo in una palazzina a tre piani di via XX Settembre 6.

Cristiano Brandazzi