Osvaldo Giangrossi

 

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Adolescenza


Eravamo nella seconda metą degli anni '60. In quel periodo tra noi giovanissimi impazzavano le feste private: uno scantinato, un giradischi, qualche aranciata e cosi' passavamo alcuni pomeriggi delle nostre domeniche. Quella volta ero stato invitato anch'io a casa di una mia compagna di scuola. Era una di quelle domeniche di autunno inoltrato uggiose e piovigginose che invitavano a rimanere tra le mura domestiche; sapevo che alla festa veniva anche Marina, una mia coetanea di cui mi ero preso una cotta tremenda e alla quale, a causa della mia maledetta timidezza, non osavo rivolgere nemmeno un innocente "ciao". Eravamo una dozzina di ragazzi, equamente distribuiti tra maschi e femmine. Parti' il giradischi e cominciammo a ballare tutti insieme al ritmo dello shake, una sorta di ballo scatenato dove ognuno si muoveva a suo piacimento disegnando con le mani ghirigori immaginari. Ad un certo punto cominciarono a diffondersi nell'aria le note paradisiache di "The sound of silence", un lento di Simon&Garfunkel, un hit dell'epoca. Preso il coraggio a due mani, mi avvicinai titubante a Marina ,temendo un rifiuto: "Balli?" le chiesi. "Volentieri" mi rispose lei gentilmente. Cominciammo a ballare tenendo rigorosamente le distanze; un turbinio di pensieri mi avvolgeva, arrovellandomi il cervello su cosa avrei potuto dirle per attaccare bottone ;alla fine mi decisi: "Marina" "Si?" "Ti amo fin dal primo istante che ti ho vista", le dissi io in un sospiro mentre sentivo il mio viso avvampare paurosamente. Era la mia prima dichiarazione! Ce l'avevo fatta, maledizione, vada come vada. Lei non rispose, mi sorrise soavemente e si strinse forte a me facendo aderire il suo corpo al mio; poi ci baciammo e, quasi istantaneamente, le nostre lingue si ritrovarono ognuna nella bocca dell'altro, quasi a volerne esplorare voluttuosamente ogni anfratto. Io ero al settimo cielo, appagato, felice, quasi paralizzato da questo per me insperato sviluppo della situazione. Continuammo a ballare stretti stretti  fino a sera. Presi il mio ombrello, uscimmo insieme e l'accompagnai a casa tenendoci teneramente per mano sotto la pioggerellina insistente.

Era sbocciato un Amore!

 
Osvaldo



 



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