SICILIANITA'
Dal mio viaggio a Palermo...
Per poche ore ho potuto respirare la mia
aria. Sì la mia. Sebbene sia nato a Milano e parli con spiccato accento
milanese, ho la Sicilia nel sangue e nel cuore. Sono quelle cose che si
sentono dentro, che mai ti abbandonano in ogni istante della vita. E’ quella
sicilianità che mia madre mi ha lasciato come marchio indelebile, come
infinita scia di geni che ben rappresentano, nel loro essere elicoidali, tutta
la forza dei sentimenti, della vita e della genuinità del siciliano. E’
questa la forza che caratterizza le fantastiche opere che tutti gli
artisti siciliani producono e che non sono degno nemmeno di commentare. E’
questo lo stato d’animo che si perde a volte nel dolore, trovando infine la
forza nell’inevitabile solitudine di chi si nutre di sentimenti, pane e
panelle.
Ma tra i delicati sapori del mare, e
allo stesso tempo forti e veri, ho rivissuto bambino gli anni
di quella prima infanzia, purtroppo contornata da lutti e disgrazie.
Vivevamo a Messina in quegl’anni con mia madre nata a Caltanissetta.
Anni dove il sole mi ha marcato, dove il mare mi ha plasmato, dove un
tragico balcone non mi ha trattenuto. Ed in coma, bambino sul quel
marciapiede, persi la mia memoria, la persi fino a quando l’altro giorno
atterrai a Punta Raisi dopo quasi quarant’anni.
Ecco perché, tra le altre cose,
il mio cuore piangeva. Il vero motivo per cui non ero come al solito la
sera durante una cena con amici, tra pesce sopraffino e vino dal
retrorgusto indimenticabile; ecco perché non ero allegro e buontempone e
non sono riuscito a fare neanche una rima ai brindisi: stavo facendo il pieno
di quell’aria che ha risvegliato in me tutta una serie di ricordi sopiti nel
tempo.
Scusate tutti per questi pensieri
scritti di getto, forse ho usato l’inchiostro di quel vino di
Salaparuta...
Ary