Ciao,
“Servo tuo”
La parola ciao [ 'tʃao
] è un saluto amichevole ed informale della lingua
italiana, usato sia nell'incontrarsi che nell'accomiatarsi.
Trae la sua origine dalla parola veneziana
s-ciào (o s-ciàvo) che ha il significato di "schiavo"
o "servo" [vostro]. Salutare con un ciao significa quindi dire
qualcosa come "sono un tuo servo" (cfr. l'analogo saluto "servus",
diffuso in Austria).
Questo saluto era usato senza distinzione di classe sociale.
Il termine originale s-ciào esiste
ancora nel veneto,
usato come esclamazione o per esprimere rassegnazione e nel dialetto
bergamasco, bresciano
e ticinese (Svizzera
italiana) per esprimere sollievo per uno scampato guaio.
Si usa raddoppiato ("ciao ciao")
nell'accomiatarsi.
La parola si è diffusa per il mondo a
seguito delle migrazioni degli italiani ed è una delle parole della lingua
italiana più conosciute al mondo.È entrata come saluto informale anche nel
lessico di numerose altre lingue, quasi sempre unicamente per il commiato.
Considerazioni
personali:
Vorrei soffermarmi su questa parola, avete mai pensato a quanta poesia c'è
rinchiusa in essa? Forse si, forse non è molto originale.
Noi siamo abituati ad usare il "ciao", divenuto internazionale,
all'inizio ed alla fine di un incontro, talvolta al posto di "piacere di
conoscerti" o "arrivederci alla prossima volta". Quindi perde
molto del suo valore, perché vale di più il discorso che ci sta in mezzo. Ma
quando il "ciao" è solo, non accompagnato da altre parole, ecco che
acquista tutta quella poesia che prima ho citato. Infatti quanti concetti
possiamo intuire, quante immagini può riportare alla mente. Ma, soprattutto,
quante parole che non si riescono a scrivere
perché al momento non sono presenti, ma ci sono, possono accompagnare quel ciao
ramingo e solitario.
Ognuno ci vede le proprie, io mi limito forse alle più banali.
La "C" di Calore, quel calore
umano che alle volte non ha bisogno di parole per esprimersi.
La "I" di Iride, quell'arcobaleno
di colori di cui è tinta l'amicizia, la vita e tutto il creato.
La "A" classica di Amore, un amore
anche universale la cui forza, più potente di tutto, vince sempre.
La "O" di Onore, si, onore nel
riceverlo e, talvolta onore nel darlo.
Ecco come questo semplice saluto diventa più bello di mille parole.