Urla “puttane”

 

Sono pietra lanciata d’istinto
gemito rude e scomposto
luna vestita d’amianto
vino che si limita al mosto

Sono del fiume il caldo respiro
dell’anima i giorni scordati
il sole che di mattina ammiro
la casa con gli scuri abbassati

Sono il saio del prete d’inverno
il colore dei pianti d’estate

il cieco che vive all’inferno
il dado dalle facce mai nate

Sono di labbra il seme rappreso
il futuro di parole mai scritte
il sapore del destino arreso
il legno marcio delle palafitte

Sono squama di nero serpente
il sale malato dei mari più incolti
l'amore di sordida gente
l’odio di amanti sconvolti

Sono acqua salata su timide gote
la melodia dei senza perché
il mistero stonato di note
risposta al silenzio che c’è

Sono il grido che insorge profondo
il soldato che torna ramingo
il mestiere più vecchio del mondo

Sono l’orgasmo che con te io fingo.



 

Ary

“Dedicata alla lucciola che è in noi”