Suonerò
nei sogni miei una canzone mai scritta
come la poesia più bella, quella neanche sognata.
Ancor se t’incontrassi so che farei
non ci sarebbero parole, ma solo
puro sguardo d’occhi
fino a far scomparir il mondo intorno,
sentirei sotto mie le mani
tue
le guance e
la morbidezza dei capelli tuoi,
oserei spostare mio lo sguardo
su
tue le labbra
e se solo per un istante
anche tu lo facessi
ti bacerei
forte i fianchi stringendo.
Ecco come si deve sentire
quel pezzo di ferro forgiato
rosso intenso e pronto
tra incudine e martello
la vita pesante come immenso fardello
grigia e scura
mai pronta a sopportarne i colpi.
Persino il legno piange lagrime di resina antica
per
esser manico e strumento di questa follia.
E fuggir mi viene sul destriero sogno del vento
in sella dei tuoi e dei miei desideri
inconfessati spasimi
è giovane pazzia questo turbine
di sentimento non vero
eppur sì forte da esser tale
come quel maniero
in cima alla montagna.
Sii saggia come io non sono
almeno
tu
obliati di un noi mai esistito
seppur esser amore potrebbe.
Ary