E sentirai che ti faccio viva

Sale dai vapori l’intenso profumo del tuo essere senza vesti
E caldo quell’alito che soffia da nordest risveglia sensi fermi nel domani

che spia il giorno piatto come fosse un bambino curioso
adorno il mio cantico d’inverno di sensazioni voluttuose

E voliamo dentro il sapore di mandorla amara che di gelida memoria,
come farfalle vestite a festa per la sera,
noi falene impazzite dentro anfore di vetro asburgico.


E sei bella,
dentro quel gioco dannato al cui desiderio di donna 
si aggiunge il mio di uomo,
sordo alla realtà nella luce del tuo gemito  
Ed insieme si toccano cieli ignoti
nessun ala ha mai trovato tale spazio
perché è lo spazio il nostro luogo,

il tempo il nostro tempo, il nostro cibo
e l’assoluto che dimora ovunque

Arriverà da lontano quel fragore di suoni e immagini
che all’ultimo istante esploderà nella coppa di Era dea nuda, dea santa.

E sentirai che ti faccio viva.

Ary