Regina di scacchiera


Mi vesto oggi con il latrato del cane
tempesta d’orgoglio fallito in aurora
Ché del limbo mi fo scudo
asceta di rinnovato giorno.

E non si celi in orizzonti persi
di anticato maniero
i cui tetti d’ardesia
rimbalzano sanguinanti dolori

Resta fedele al mio fianco
bardo amore rinato e ferito
il cui immortale spirito mai
verrà esiliato.

Del periglio fosti inviato
per salire erte di sterpi
lottando per uccidere il male
con occhi ancora acerbi.

Mia la dama regina di scacchiera
che sguaina di lama in preghiera
quel che i sogni mai hanno osato
nella superbia di un angelo dannato.

Dedicato a Tancredi e Clorinda (XII, 64-69).

 

Clorinda e Tancredi

In questo dipinto troviamo raffigurato un passo famoso della Gerusalemme Liberata, la triste vicenda di Tancredi e Clorinda (XII, 64-69). Tancredi, cavaliere cristiano, amava Clorinda, guerriera di parte saracena. I due vennero a scontrarsi in battaglia dove Tancredi, non riconoscendo Clorinda a causa dell’armatura, la ferì a morte. Ella, sentendosi morire, chiese allo sconosciuto cavaliere di essere battezzata. Il giovane si tolse l’elmo per attingere dell’acqua, scoprì il capo della morente per battezzarlo e riconobbe la sua amata.
In questo dipinto vediamo la scena del battesimo di Clorinda, soggetto che ebbe molta fortuna nel sec. XII, soprattutto in Italia. Clorinda giace riversa accanto alle sue armi, mentre Tancredi, dietro di lei, le versa l’acqua dall’elmo.

da: http://www.cirie.net/sito/lacitta/quadreria_doria/la_storia_dei_doria/pag18.htm

 

Ary