POESIE METASEMANTICHE

Caste e cateratte di geni ignavi

S
assi istrici dentro stolte cateratte
di geni ignavi...

Nella sfera di bromo la palaustra imbruna
frantoici candori
e quel desìo di luce s’oscura
siffatto re di cantici ossimori.

E dissolti nell’indaco della dacia
che abbiurna le acque più chiare
di scolonnate ginestre un’acacia
scomoda scempia e costerna.

I sassi crespono di costa
il volgo non si inolora e mostra
antalesive cotalgini fumanti
chè dorgheri porterà agli astanti
e solo sogni bagnati ai savi.


Ossidiana Stoica

Ossidiana stoica è la gruma del fatibondo
Se neceto acclausia la stirpe.

Non si indacia di creolo immondo
Il minicio che della tiupa sella audirpe.


Primeggia di ali paudicee
La plumbea crinella
E s’intrinano close idee
Di antiaca pulzella.


Mirabondolo vitupeggia il desìo
Plumerando deserti e clitenni
Ma col bandolo re del brusio
ebbe riacolo di stenti e giberni.

Reggio cimiero di giorni planestri
Che di sbrindelli aciurni
Ne ha colmi canestri
E conatidi come doni peturni.

 


 

Orpelli

Orpelli balustri grondano crismi
dentro Diaspore cangianti
Dicotomie di brulle perifrasi
avvolgono i plentali
e davanti all’ignoto quantum
resto nell’oblio


Un candaglio di rose bremate muore nello spindaro d’ulivo
e di freddo il ghiaccio blueggia giarcoso
Non che il chiosco neghi plotoni agli dei
scellerata biga di fumosi cloni
acuisce scambi neri tra orde di fameliche zavorre


Parlomi del chiostro, assolvi il reato
strella numea non s’inchini allo stoico paradigma
che di stenti ed emozioni si può morire

 

 

Colgota

La Crina astalgica crambisce il pinneo
ma closca è il dibolo che nuoce brumeo
Plumbea la discarsi di briciole antiche
Ma il vascherno non pilora le criddiche amiche.
E di cranie monete parabola la sfera
e di fantiglie predaci trasmonta la chera.
Non precaria la richiesta dieta
procastra la diura sagace prometa
e se il clinno montilio adombra le brume
un ciottolo di stilto plomotra di chiume
s'ha da schinnere dinnico il gelso
pruna di pistaglio e monile supelso.
Clonteggia abiurate sulfamigee stiri
E non prestorna caduco i duri remiri
Non s'avvige che del candiro chiostro s'amara
e continua il mio io a scringere e grasnare.