Crine di scoglio  

 

Inafferrabile sintomo di caliginose atmosfere,
Indugia il demone in valli sempre più nere.
Più nero è il suo sangue
dall’imo bagnato
falce antica che della carne langue.

Oscure fontane
d’avorio guarnite,
spruzzano nauseanti orchidee
su visi bagnati,
e gli gnomi s’arridano con palese stoltezza.

Incubo che dal buio ascese;
senza saper vivere ciò che di bello nasce
e subire ciò che da sempre è,
e se le fate sono assenti, 
lei sa il perché.

Perché i canestri non lasciano vedere
quando sono vuoti e pieni di sfere.
Sfere di gomma che disegnano fini
mentre di scoglio il crine
infligge il suo taglio.

E il corpo si storce,
le membra si irrigidiscono
e la falce si avvicina
come gigantesco maglio.

Luna immobile in
urla di silenzio che puoi solo amare
se la vita finisce senza sapere
sopra l’asfalto sciolto dal sole.

Ed è solo uno nuovo cratere,
un buco in più.
Niente di fermo, nulla che muove,
se non il cuoio delle sue suole.


Scricchiolio di scarpe
ceppo di terra che arde,
un solo istante di pura fiamma
calore immenso e gioia di mamma,

Luce folgorante,
tenebre cancellate in un istante.
Buio intorno senza lumi
se il re dei sogni non vuol far niente.

Bella la stella che nata sembrava
sciolta ancor prima che il bagliore arrivava.
Non sono sintomi di lacrime amare,
ma rari momenti mai da scordare.

Un giorno di nuovo figlio del sole
griderà ancora sputando dolore
e se il deserto non sarà più tale
...quel giorno forse sarà di nuovo natale.


Inafferrabile sintomo di caliginose atmosfere,
Indugia il demone in valli sempre più nere.
Più nero è il suo sangue
dall’imo bagnato
falce antica che della carne langue.


Ary