Anelito
richiamo
Anelito richiamo
Sul dolore
Si presenta con la sua oscurita`, la sera.
A volte dolce,
a volte fredda,
e presente.
I cieli si vestono di lei
cantando sogni alle nuvole,
e i distratti sorrisi di stelle
sembrano finti.
Nebbia che non deve far paura.
Nata per nascondere l’assenza
è Essenza che alimenta l’anima.
Vento di vita
che semina silenzi tra i capelli,
soffia aurore smarrite
e accarezza la luna con
raggi di sole.
Un anelito richiamo
Che in lagrime scioglie echi di dolore.
Ary
Sul dolore
Credo esistano 2 grosse famglie di dolore, che ogni persona vive sempre in
maniera diversa. La prima è la famiglia dei dolori "più facili da
accettare", la seconda è la famiglia dei dolori considerati "quasi
impossibili da accettare". Ognuno classifica il proprio dolore in una o
nell'altra secondo il proprio carattere e il propio io interiore.
Personalmente un dolore che classificherei difficile da accettare è per esempio
la perdita di un figlio o, un figlio che a causa di un incidente rimane
paraplegico, che supera credo di molto la perdita di un congiunto. In ogni caso
non esiste un ugual metro di misura per tutti.
Oltre a questi tipi di dolore credo ce ne sia uno in particolare che entra nella
famiglia dei "quasi impossibili da accettare": è un dolore il cui
valore assoluto può essere molto inferiore come gravità ad altre sofferenze,
è, per esempio, quel dolore dovuto al rendersi conto che la colpa di un
determinato accadimento è unicamente nostra, oppure, cosa ancor più grave, il
rendersi conto che siamo "sbagliati dentro", quella sofferenza dovuta
alla perdita di stima in noi stessi come individui.
Quando subentra, credetemi, è terribile, ti logora dentro e si rischia di
cadere in un gorgo che precipita i'io verso le profondità più scure.
Anche un cancro da questa sensazione, ma non per il fatto che ci condanna a
pochi mesi di vita, bensì perché inconsciamente ci rendiamo conto di aver
perso la nostra battaglia contro la morte.
Chi ha il dono di vivere nella fede può trovare in essa un valido aiuto. Gli
altri devono far affidamento solo su sè stessi.
Nessuno è mai "perso" del tutto, forse gli atei devono lottare di più,
ma la forza per superare anche la famiglia dei "quasi impossibili da
accettare", esiste e sempre si trova in un angolo della nostra coscienza.
Allora vorrei esortare chi si trova in preda alla "nebbia della sera",
di cercare quella forza che esiste nell'imo di ognuno di noi, con l'assoluta
certezza di trovarla.
Ary