Aggiornamento 2012

Poesie e pensieri

 

L’Imbrunire

A sera l'imbrunire si presenta con la sua oscurità,
a volte dolce, a volte freddo ma sempre presente.

E non temo la foschia.
Nata per celare l'oblio di un'essenza ed stessa stessa assenza.
Purificazione per l’anima al cui cospetto il cielo inerme è svestito.
Cantico di sogni con occhi di ghiaccio sciolti da un generoso cuore
colmo di vivaci spruzzi e morbide carezze.

E le nuvole fanno a gara per distrarsi, le stelle
sorridono e giocano a rimpiattino.
Mentre, riservate, ci accompagnano come cenere nel vento.
Ed immemore il volo del gabbiano sussurra tra i tuoi capelli

un raggio di sole smarrito.

Ary

 

 

 

 

 

Come il vento...

...Lo spirito che accompagna le ore della vita.

 


Come il vento

che trasporta i ricordi di quelli che abbiamo amato e che abbiamo perso.

E' il vento

di cui ogni pioggia e' lacrima
e ogni sorriso un  raggio di sole.


E, come il vento,
vaga lo sguardo per queste colline
dove il verde dei prati ricorda i bimbi
e le chiome degli alberi la vita.

E penso a chi e` lontano,
a chi non e' piu`,
ai soldati in guerra, ai civili ...in pace.

E vorrei che pace sia la`, dove c'e` guerra
e che rinasca ospite in ogni cuore.

E vorrei,
vorrei che queste parole fossero magiche,
abili come favole antiche mai stanche
a disegnar cori di voci per queste valli ormai nemiche,
anime dalle mani nere e bianche.

E come il vento

vorrei un Natale
che scaldi  ovunque lidi desolati
pieni di  gloria passata e grani di sale
senza saggi, signori e benestanti
mai stati ne' eroi e nemmeno santi.

Cosi' che quel giorno
errare a cavallo per le colline
sara' solo per sentire...

Lo scroscio delle cascate e i caldi raggi del sole.

 

 

 

Ary

 

 

 

 

IL BUON SENSO

 

Ci fu un tempo, in una borgata del nordovest, dove un glorioso paladino, armato delle piu' nobili intenzioni, si mise in lotta contro l'intero sistema.

Convinto piu' che mai di essere nel giusto, e nel giusto lo era davvero,  sfido' il mondo intero. 

Allora il mondo era composto da plebei, amministratori senza scrupoli, incompetenti cafoni ed infami e sempliciotti.

Il potere era detenuto dal Grande Maestro. 

La peculiarita' piu' evidente del Grande Maestro era contrariare tutte le leggi che egli stesso emanava. 

Attenzione non era il cavaliere che viveva piu' a est, ma semplicemente uno che la sapeva lunga.

Pensate che i suoi motti segreti erano: "Ogni regola nasce per essere infranta", "l'eccezione conferma la regola". 

Il paladino penso' che fosse giunto il tempo di cambiare quest'andazzo ed equipaggiato con Norme, Leggi e Regolamenti incalzo' il Grande Maestro.

Invero il Grande Maestro era il sistema stesso. Un sistema comandato in realta' non da leggi e normative armonizzate, bensi' dai piu' infimi difetti umani, che amalgamati in modo corretto, riuscivano a gestire l'economia di quella landa.

Ogni volta che qualcuno osava far notare che talun comportamento era contro la Normativa vigente Lui usava dire: "Ogni legge ha in se' un articolo di applicazione non scritto che equivale al vero requisito mandatorio."

Anche al Paladino fu risposta la stessa cosa, ma egli ribatte': "E qual'e' vostra eccellenza questo requisito?

 Ed il Grande Maestro rispose: "semplice o mio ingenuo Paladino: e' il BUON SENSO."

  

Da: "Le memorie del Maestro"

 

Autore: "il solito maestrino", Monza addi' 22 marzo 2011 ore 15:50

 

 

 

 

 

 

L’ineluttabile modo di vivere

 

 

Consumabile questo modo di vivere

come un pezzo di carta senza nome

 

eppure se accetti quello che hai,
ti accorgi di avere più di quello che pensi.

 

Ineluttabile questo modo di vivere

quando il senso di un perché

non soddisfa la tua voglia di sapere

 

eppure se ti guardi intorno
ti accorgi che i perchè che non hanno risposta
sono quelli che ti spingono a continuare a vivere.

 

Incontrollabile questo modo di vivere

quando non sai gestire un'emozione

senza che le lacrime ti bagnino le gote

 

eppure sono proprio le guance bagnate
che spesso ti ricordano che sei vivo.

 

Allora ti chiedi:

Ma è davvero così che deve andare?

 

La risposta la trovi intorno a te:

 

Dentro lo sguardo di un passante

Nella luce di un mattino appena nato

Nel candore di un tramonto appena accennato

Nel riflesso di un pensiero
quando nel cuore vive chi ci ha amato.

 

 

Ary

 

 

 

Tutto ciò è un po' di sano egoismo  

  

Lasciava da parte pregiudizi e sensi colpa
e si perdonava.
In questo modo riusciva a superare il dolore
("tutto ciò è un po' di sano egoismo", pensava).

Afferrare i momenti per viverli,
assuefarli, farli nostri, stringerli.
Per poi continuare i ritmi della "vita di fuori"
consci che siamo padroni degl'istanti!

Afferrava dunque i momenti
ne faceva un mazzo
e se li regalava.

Così si ritrovava dentro ogni emozione
e lottava
per viverle tutte nei limiti che il bello esige.

il bello era amore.

La conquista passa per strade tortuose,
a volte occorre superare i limiti di velocità
per poi fermarsi,
allargare le braccia
e lasciare che il tempo ti travolga,
come un camion a rimorchio
il cui carico sono proprio le emozioni
.

Ogni volta ne usciva distrutto, ma più forte.
 
Si vive solo una volta (a memoria)!

  


Ary

 

 

 

Figlio di un preservativo rotto

  

Figlio di un preservativo rotto
al suolo, nel silenzio,
in alvei secchi vagava
risicando carogne e affetto.
La questua sottile
mendicava con un fil di voce,
avvolto in un pastrano di melma
che ad ogni sputo di gente
si facea sepre piu'cemento.

Che nel sacro mistero alberghi
la ragione non basta!
Quel figlio di un errore,
per errore nato,
si scarnerà le unghie
a forza di graffiare il volto di Dio!


Ary

 

 

 

 

 

ALBERI SENZA FOGLIE

 


Di mille pensieri intrise il suo stare,
prese un istante di piacere
a sporcar di solitudine le mani.

Guardò il palmo bagnato
e sulle guance,
e labbra strofinò
l’ebbra sconfitta di un Dio.

Senti’ acre il Suo sapore
e cadde.
Spalmando la sua solitudine sul petto
mentre ne cantava la noia.

Con una mano corruppe l’istinto,
con l’altra giocò con la mente.
Il corpo inerte
giacque deriso.

Impelve il suo stare
lasciò che i sensi
sublimassero la vita,
come cancro senza seme.

Un inferno perduto,
come perduto fu il suo posto
in quella Sera
stracciata di sogni.

Il nulla senza ritegno
avanzò impetuoso
seminando cristalli di sangue
e spilli di grandine.

Fu così che
Odio e amore si divisero
e nacquero
alberi senza foglie.

 

Ary

 

 

 

 

 

Amavo senza sapere cosa fosse l’amore

 

 

A volte mi sveglio come da un incubo.
Madido con occhi vitrei senza luce guardo verso quello specchio che ora è il mio stesso io.

 

Mi pongo mille domande senza risposta, oppure che hanno sempre la stessa.

 

Allora mi inforco gli occhiali, prendo per mano una melodia e la stravolgo affondandola nei miei pensieri
e profano l’unico spazio che rimane puro: quelle delle parole.

 

Com’era bello quando non conoscevo il mare.
Quando non potevo sapere che il silenzio del sole bruciava così tanto.

Com’era bello il mormorare del vento quando nel proteggerti ti tenevi la gonna con le mani
mentre il mio sguardo tradiva il desiderio.

Del cielo ubriaco e dei colori del mondo mai sazio con l’egoismo ultimo baluardo di difesa.

 

Ed amavo, amavo come mai avrei potuto, come se ogni istante fosse infinito

ed ogni infinito fosse lì, a portata di mano.

Ed amavo senza lasciar adito al dubbio

senza accettare compromessi, come fosse l’unica cosa possibile al mondo.


Amavo senza sapere cosa fosse l’amore.

 

 

 

Ary

 

 

Il richiamo della notte


Fontane d’acqua salata aspergono le gote del giorno

mentre la notte lancia il suo richiamo.

 

Ary

 

 

 

L’orgasmo di Roma

 

Sei pietra murata d’istinto
gemito rude e composto
luna rubata a Corinto
vino che non si limita al mosto

Sei del fiume il caldo respiro
dell’anima i giorni scordati
il sole che di mattina ammiro
la casa con gli scuri abbassati

Sei il saio del prete d’inverno
il colore dei muri d’estate
il cieco che vive all’inferno
il dado dalle facce mai nate

Sei di labbra il seme rappreso
il futuro di parole mai scritte
il sapore di un destino mai arreso
il legno fracico delle palafitte

Sei squama di nero serpente
il sale malato dei mari più incolti
l’amore di splendida gente
l’odio di amanti sconvolti

Sei acqua salata su timide gote
la melodia dei senza perché
il mistero stonato di note
risposta ai silenzi di un Re’.

Sei il grido che insorge profondo
il centurione che torna ramingo
il mestiere più vecchio del mondo
Sei l’orgasmo che con te non fingo. 

 

 

Ary

 

 

 

 

 

 

IL CARNEFICE

 

“Volando dentro abissi infernali

in cerca di luce

trovò una luna smarrita,

le regalò il suo sorriso

prima di ucciderla

graffiandole il cuore”.


Dentro uno spasmo di sangue

si cibò dell’unico nettare a lui gradito

in un ghigno vestito di sale.


Smembrò il suo corpo

dentro ad anfore di creta antica

gridando il suo nome.


Infine, sazio ed appagato,

l'uomo lasciò al cardio

l’orgasmo dell’ultimo battito di donna.

 

Ary

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Meglio lo sbaglio

 

 

Ancora frastuono dentro l’inconscio di un io smarrito.

E mi accorgo che il sole non colora più il tramonto

chè del sublime ridisegna il proprio essere

come un immenso diaframma di luce,

ti vengo  a cercare sogno mio.

 

E non ti trovo, perso tra i flutti di queste rapide senza fine,

rivoli di sangue che si vestono di scuro, quando cadono.

E si frantumano sul suolo, con sprazzi d’anima a pezzi.

E tu sei in in posto che non esiste,

in un oceano vuoto,

in un cielo senza limiti e senza luce.

 

Buio.

 

Ecco sei luce che viene dal nulla e come il nulla hai lasciato il vuoto.

Vuoto.

Bello il senso dell’inutile senza senso.

Se una cosa giusta non serve, è sbagliata.

 

Meglio l’errore, esso è vita.

 

Un tempo ero l'uomo dei tramonti,

ora sono vicino al tramonto dell'uomo.

 

 

 

Ary

 

 

 

 

PASSI LENTI

 

 

A passi lenti

trascorre il tempo

e lenta la meta s’avvicina.

 

Ogni ora che passa

inesorabile segna il cammino

A passi lenti.

 

Non importa quanto conti l’illusione

quanto sia grande

se la fine del viaggio bussa alla porta

 

Come è dolce sentire l’eco dei sogni

dentro le conchiglie

dei tramonti così tanto amati

 

A passi lenti

trascorre il tempo

 

lenti come i passi di un vecchio.

 

 

 

Ary

 

 

 

 

L'infinito dell'universo

 

D'impeto senza respiro ti prenderei, senza

darti la possibilità di ribellarti;

tra le mie braccia morirerebbe il tuo no,

vittima del mio fuoco;

e destriero il mio ritmo

ti farebbe infine urlare come 

l'infinito dell'universo.

 

 

Ary

 

 

 

 

 

 

 

QUEL CHE RIMANE

 

Sfrondo immagini con forbici di terracotta

mentre dal gorgo dell'inconscio sale l'impeto di un sospiro

Accascio pensieri di onirica origine

per ambiziose mete reali

e non mi accorgo che ti perdo nel mare dei forse,

nei deserti dei perchè

e nelle valli del quando.

E se un domani il giorno cambierà colore

mi vestirò di quel che rimane di un desiderio sopito.

 

Ary

 

 

 

 

Potessi

 

Potessi vivere i miei giorni come vorrei

vivrei ogni giorno a piedi nudi sulla sabbia

tenendoti per mano.

 

Ary

 

 

 

 

 

 

 

 

SENZA TITOLO

 

Siamo come spine nel fianco della vita

che feriscono ombre

 

e sui crinali di sabbia grigia

uccidiamo i sogni.

 

Gocce rapprese di madido sudore

antracite di rami senza perché

audaci sepolcri

 

Santi e puttane che giocano a dadi senza curarsi del poi

 

e dove vanno le orchidee appassite?

 

Senza risposta, senza titolo, senza amore

 

 

 

Ary

 

 

 

Quel rancido fetore d’infamia

 

E’ straccio intriso di pece quello che mi sento spalmato addosso

Odore di vomito umano condito con odio e rancore ancestrale.

E’ luce fredda quella che penetra la mia carne, distrutta ancora

Disperato sentir meno, rancido fetore d’infamia.

 

E arranco con un bastone dal manico ormai consunto

Respirando a fatica aneliti d’ossigeno malato.

E scemano lentamente i colori della vita mentre un rivolo di sangue
sgorga da lacerate ferite che non guariranno mai.

 

Mi accompagnano sogni infranti da streghe ed orchi voraci

Scarpe rotte e suole bucate, mani che non sanno piu’ pregare.

E non vedo piu’ il cielo, a capo chino, vinto dal vento.

Il sole come algido conforto, la stanchezza come unico sollievo.

 

Ed ancora, ancora una volta come sempre si presenta scoscesa

piena di insidie, astio, ostacoli e dolore la strada.

Forte e’ il desiderio di scavare una buca e lasciarmi morire

Sopraffatto da quel rancido fetore d’infamia.

 

 

 

 

Ary

 

 

 

UN NOI MAI ESISTITO

 

Sonerò nei sogni miei una melodia mai scritta
come più bella poesia, quella financo sognata.

Ancor se t’incontrassi so che farei
non parole, ma solo sguardo d’occhi puri
a scomparir il mondo intorno,  sentirei sotto mie le mani
tue le guance e la morbidezza dei’ capelli tuoi, 
oserei muover mio lo sguardo su tue le labbra
e se solo per un istante anche tu lo facessi
ti bacerei forte, i fianchi stringendo.

Ecco come sente
quel pezzo di ferro forgiato
rosso intenso e pronto
tra incudine e martello
la vita pesante come immenso fardello
grigia e scura
pronta a sopportarne i colpi.

Persino il legno piangerebbe lagrime di resina antica

per esser manico e strumento di questa follia.

E fuggir mi viene sul destriero sogno del vento
in sella dei tuoi e dei miei desideri
inconfessati spasimi
giovane pazzia è questo turbine
di sentimento fallace ed mirabondo
eppur sì forte d'esser tale
come in quel maniero
in cima alla montagna.

 

Sii saggia come io mai fui stato

almeno tu obliati di un noi mai esistito
seppur esser amor potrebbe.

 

 

Ary

 

 

A quel tempo...

http://ary3.altervista.org/Poesie/image003.jpg


-
E della luce che ne faccio... - si chiese il buio.
- Donala all’infelice che vive in te. - Rispose la notte.

Così nacque il giorno.

Ed il giorno si chiese:- Che ne faccio del buio? -
- Donalo alla parte felice che vive in te. - Rispose il sole.

Così nacque l’uomo.

 

http://ary3.altervista.org/Poesie/uomo_vitruviano.jpg



Ary

 

 

 

 

Mai arreso

 

 

 

              E’ l’ombra che avanza

Con passo incerto

 

              E’ il gelo che si insinua

Nel tuo cuore aperto.

 

              Così, l’unico raggio di luce

Si spegne dentro una lacrima.

 

              Così, una sera d’estate

Ho ballato sulla tua anima.

 

 

              Non saranno atroci rimorsi

Né funesti rimpianti

 

              Quelli che sapranno condurti

Lontano, mentre la solitudine, canti.

 

               Non saranno ore perdute invano

Quelle che ad amarti ho speso

 

               Ma gocce di una vita vissuta…

Vinto, spossato, ma mai arreso.

 

 

  

 

Ary

 

 

 

 

 

Prendi quello che viene...

 

 

Fanne tesoro, infila in tasca ogni emozione

Tienila calda, accudiscila, non scordarla.

 

Prendi quello che viene ed accettalo

Subisci il fato supino, con lo sguardo al cielo,

sognando che sia diverso.

 

Oppure…

 

Scava una buca, profonda.

Seppellisci tutti i dolori, le gioie, gli amori, le delusioni, i sogni.

Copri tutto con la terra più buona e passa ogni giorno ad innaffiare.

Nasceranno i fiori più belli.

 

Prendi quello che viene…

 

Abbraccialo a mani tese, guardalo negl’occhi e grida.

Grida con gioia per ogni successo, versa lacrime per ogni amore,

urla con rabbia per ogni delusione e combatti.

 

Combatti sempre, fino a quando le tasche saranno piene

Ed il giardino sarà rigoglioso.

 

 

Ary

 

 

 

 

 

AUGURI DI COLORE

 

Eccoci all'inizio di un altro anno.

I ricordi si sommano tra le foglie perse di un viale alberato
che punta al tramonto.

Ogni foglia un pensiero, ogni pensiero un colore.

Ed è il bianco, quello dell'inocenza persa nel trascorrere dei giorni.
Il rosso, quello della gioia e della passione, momenti vissuti, eterni istanti.

 

Il nero del dolore, del tormento e dell'angoscia, essenza del male.

 

E gli altri colori.

 

Il giallo della gelosia, ma anche del sole.

 

L'azzurro delle speranze realizzate ed il verde di quelle a venire.

 

E che dire del bizzarro arancione, dell'indaco e del violetto...

 

Ciò che conta è il colore che ognuno di noi cela dentro di sé.

Che sia un anno di colori "vivi" per tutti noi.

 

Ary

 

 

 

 

 

 

Per te sarah

 

 

con una riga di sangue

 

contorno di rosa ammuffita

nel contro di un sentimento osceno

 

offusca l'aire del mio plenastico vivere

 

di passo e breve il giorno dei folli pensieri

 

Agave e dottrine di immensa solitudine spesa

nell'assenza di luce.

 

Ombra compagna fedele del immenso non essere

 

ché di aura e geni s'accascia in orda di infami.

 

E tu sei bambina in mezzo agli uomini pieni di astio e

rancore, assorti tra il bene ed il male.

 

E vivi il sangue degli stolti come nettare di morte

e asperi al dolore come eterna espiazione.

 

"Liberati dal male, liberami dal male,Dio."

 

Perché hai ucciso l'innocenza, perché hai cancellato la speranza.

Figlia o padre dell'inganno nato per confondere.

 

E un'anima ora piange, in solitudine e tradita da chi l'amava.

 

Ed un'anima ora s'addolora del male del mondo.

 

E chi rimane puro non dimenticherà mai

 

il tuo viso, Sarah.

 

 

 

 

Ary

 

 

 

 

 

 

Se mi chiedessi il tuo nome

     

       Se mi chiedessi il tuonome
saresti colei che non ho mai saputo
vedere nelle amare ombre degli altri

      Saresti colei
che mi ha illuso un giorno
sull’argine del lento fiume che mi scorre dentro


              O
cchi immersi nei miei
      sul vagone di fronte

       fermonei riflessi dei vetri d’una stazione di periferia


              Dietro una persiana socchiusa
      nel fresco riso d’un mattino
      che si bruciava nella luce del sole
 

       Sconosciuta e smarrita

sotto la pioggia,
senza un vero destino,
giunta per caso
all’angolo della via in un attimo della mia vita

 

      Se mi chiedessi il tuo nome
saresti colei sfiorata in penombra
nel fumo d’una sigaretta accesa
lungo la barra d’un caffè di notte


             Colei che mi lascio'
      senza una parola
      come sabbia tra le dita
      con un sorriso sofferto quasi per gioco

 

             Saresti un volto bianco
      intravisto per caso
      un gabbiano sfuggito alle onde
      lo sguardo perdutod iun grido inespresso


         
Saresti il domani incompiuto
soltanto un rifiuto

l'incanto di un sogno mai stato,

un mio sospiro nel buio.

 

 

Ary

 

 

 

 

Il gelo del mai

 

 Devo lasciarti volar via

       nell'incanto di un amar perduto

Devo lasciar che il cielo accarezzi le tue gote

       che dell'anima tua raccolga le stille

Devo.

 

Devo lasciarti librare nell'aria

       libera come sei sempre stata, prigioniera dei mio sentire

Devo lasciar invidia al vento

       che avrà del tuo io l'apoteosi del sempre...

e a me... Il gelo del mai.

 

 

 

Ary

 

 

 

 

Il dolce sussurro del tramonto

 

In questo tempo che passava goccia a goccia
sentivo la mancanza di sorriso amico, di una carezza sincera

Ferma sull'uscio del mio sentire accostavo un orecchio al mondo
ma udivo solo nuvole amare…

Albeggiava quel giorno, quando persi la mia innocenza
tra un secchio di foglie ramazzate ed il fieno dei campi...

Quel cigolio sommesso e leggero
era il cardine di un nuovo inferno trovato
che lento ed inesorabile iniziava la sua melodia

Generosa è stata la vita, incerto il cammino
A volte quella carezza arrivava...

Albeggiava quel giorno sull'uscio del mio sentire…

Ora da vecchia potevo solo aspettare il dolce sussurro del tramonto

e quando l'ultima goccia fu versata, ero serena.


Ary

(dedicata ad una persona che non ho mai conosciuto)

 

 

 

 

 

 

Non ci fu bisogno di parole

 

  

Era giorno quando aprii gli scuri della finestra.

Il sole spiccava il suo irriverente saluto senza chiedere il permesso.

Mi stropicciai gli occhi e mi stiricchiai con i genitali in bella vista.

 

Che bella giornata riempita di canti di uccelli felici.

Infilai gli occhiali, presi dal comò, per gustare meglio i colori del mondo.

 

Erano caldi e densi come quella cioccolata che cola lungo la banana quando la immergi in quel liquido caldo ed invitante.

 

Sentivo il profumo del mosto appena spremuto, mentre un aroma di caffè riempiva la stanza.

 

Scesi in cucina.

 

Lei era là, davanti ai fornelli, con indosso solo un grembiulino da massaia disattenta.

 

Praticamente era nuda.

 

Come del resto ero io, mi ero dimenticato di infilarmi qualcosa.

 

Lei si girò.

 

Non ci fu bisogno di parole.

 

L'estate entrò in cucina con tutto il suo splendore fatto d'indomite onde di mare e ghiacciai infuocati.

 

il tavolo accettò con piacere il peso di due corpi avvinghiati in un unico interminabile amplesso.

 

Non ci fu bisogno di parole.

 

Soprattutto quando entrò suo marito!

 

 

 

Ary

 

 

 

 

Sullo sfondo del cielo

 

Sullo sfondo del cielo
era grigio quel volto senza requiem.
Miserere al tocco di un santo.
Eppur di notte l'oscuro mistero
si palesa nel chiostro dell'altrove.

Volo di farfalle libero
come lo spirito di chi muore per un pensiero,
di chi vive per un ideale,
e si illude di un desiderio.

La sposa dei mille rancori è sempre triste
perché non sa distinguere il bello in mezzo ai belli.
Ed il fantastico di essere morta.
Usa l'odio come cosmetico
e l'amore come straccio
fingendo ricordi che non ha.

Il mondo è agonizzante.
La vita è nell'ultima spira entropica
Potrà un sole malato scaldare ancora?

  


Ary

 

 

 

 

LA MORTE DEL GIOCATTOLO

Vivo, ero vivo.

all'improvviso mi trovai vivo!

 

Calci, capitomboli, piroette.

Vivo, in mezzo ai vivi.

 

Eppure rimango solo un giocattolo.

 

Questo pensavo mentre il mio padrone si divertiva a colpirmi con la fionda.

 

Una volta non sentivo nulla, non provavo dolore, non esistevo.

Ora sento ogni colpo, ogni scherno, ogni male.

Vivo, in mezzo ai vivi.

Eppure sono solo un gioco, un passatempo che un giorno finirà in una discarica.

Ma perché ora odo i suoni, vedo la luce, sento gli odori.

Fame.

Ma cosa mangiano i giocattoli?

Devo chiederlo a qualcuno.

Hei tu, lassù mi senti?

Ho fameeeeee!

Niente.

 

E questo rumore cos'è?

Il cane. Oh no!

Lasciami, lasciami maledetto sacco di pulci!

Oh ecco, ma dove mi ha portato?

Non sono più in casa.

Ora il bimbo mi cercherà e mi troverà.

Ho sempre più fame e sete!

Ma cosa bevono i giocattoli?

Ora è buio, vedo le stelle.

Vedo l'infinito.

Tutto intorno svanisce

I rumori si attenuano, non sento più fame.

E così che muore un giocattolo?

 

 

Ary

 

 

 

 

 

IL RUTTO DI DIO

 

C’era un bambino una volta da piccolo.

Era piccolo come un bambino della sua età.

C’è stato un adulto una volta da grande.

Era grande come uno della sua età.

 

C’era una donna da piccola bambina.

Era bambina come tutte quelle della sua età.

 

C’è stata una nonna da vecchia non più bambina

con un figlio adulto e un bambino

piccolo

E sua figlia la donna.

E dio che guardava dall’alto

Mangiò la pizza, i sofficini e ruttò.

 

 

Ary

 

 

 

 

Ciao IGOR

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Eri l'amico che non c'è

l'angelo sognato

un eroe dimenticato.

 

Eri il sogno svanito

l'essenza del bene

il dono più ambito.

 

Rimani l'esempio più umile

per noi piccoli bipedi

dal cuore malato.

 

Ary

 

 

 

 

 

 

AVREI VOLUTO

Avrei voluto scrivere di cose belle, lieti e felici,
dove lo Zampino di Dio disegnava solo fiori e arcobaleni.
Mi ritrovo invece a chiedermi ancora una volta perché.

Perché... Alcune parti del mondo devono patire catastrofi più delle altre,
Mi ritrovo a chiedermi: Se esisti, perché permetti tutto ciò?
Libero arbitrio?
E la gente intanto muore, stritolata nella morsa di un Dio forse distratto.

Ed io, povero piccolo neo che si arrovella, illuso di essere qualcuno,
non posso far altro che guardare impotente.

Ed allora mi suggerisco una risposta che non esiste, un perché che non ha verità.

Avrei voluto scrivere di come un incubo finisce

per una persona sull'orlo della disperazione.
Una persona che ritrova il suo posto nella società, ma quale?
Invece mi ritrovo a considerare la mia pochezza di fronte a chi ha perso tutto.
Non una, dieci o più, ma centinaia di migliaia di persone uguali a me.

No, io sono quello fortunato. Io vivo qui...
Non sono né un siciliano alle appemdici dell'Etna,

nè un campano che vive sul Vesuvio.
Non vivo ad Haiti e non rischio che Dio lasci che la mia casa crolli sopra i miei figli.

Avrei voluto gioire in questi giorni ,

invece posso solo piangere un perché sconosciuto.


Ary

 

 

 

 

Le nostre campagne d'inverno

P1020931-50.jpg

 

sono le nostre campagne prese al momento giusto:

la nebbia che leggermente sale dai campi con il sole ancora alto

ma quasi al tramonto

il cielo limpido e il riverbero della neve con i colori della terra d'inverno;

il casolare sembra un quadro vero?

Niente è più stupendo dei colori quando sono originali.

 

Ary

 

 

 

 

 

ALL BY MY SELF


Tutto da me stesso con infinita consuetudine
di errore in errore sempre testardo
morendo mille volte e rinascendo sempre fedele a me stesso
caparbio a lottare contro i mostri del sacro sapere
contro le lotte impari di un moscerino contro il vento.

Tutto da me stesso come sempre solo, di fronte
alla maschera dell'ignoto domani.
In fondo alla strada troverò un muro bianco
mi arrampicherò ancora perché non sarò domo
neanche davanti alla comare secca.

Che sfido ancora una volta prendendo per il bavero il mio destino
urlando la rabbia verso il male.
E le lacrime saranno solo un ricordo di quando ero giovane
E saranno un rosolio per i giorni che verranno
Tutto da ma stesso e niente più.



Ary

 

 

 

 

STO CERCANDO...


Sto cercando di fare a meno di te
con mille ricordi che entrano in ogni viso che ti assomiglia
come quelle onde che ghermiscono un bagnasciuga arido
come arido sta diventando il mio cuore


Ary

 

 

 

 

Il bambino che è in me

 

   Ora, in questo momento.
Mentre le note di una voce new age
regalano all'aria la sua nostalgica atmosfera
sento di scrivere di ombre e di gioie.

Insieme al riverbero di un sogno
specchiato nell'oasi dell'infinito
mi ritrovo di dolori vecchio dentro
e bambino.

E così dentro di me ti vedo
indifeso con occhi di cerbiatto
e forte sul greto di un fiume
bislacco.

E così ti scrivo, bambino mio
che vivi in me
come una perla nera
invisibile ai venti e ai mari.

Come un arcobaleno
la cui luce è vita e spensieratezza
dentro un macrocosmo di illusioni e gogne
Sorridendo alla vita con le gote asperse.

Si, sorridi al mondo, bambino mio,
che invano cerca la tua ombra per divorarla
ignorando, quanto sole ci sia,
in quel dolce sguardo forse mai nato.


Ary

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CAMPANE NELLA NEBBIA

Ancora una volta
rimbomba
nella nebbia la campana.

E ciò che si apre
nel grigio gelo del mattino
è tutto quello che vedo.

Ancora una volta
in mezzo al nulla
nella nebbia della vita.


Ary

 

 

 

 

 

 

 

RAPTUS

Prima era il nulla.
Firmato: Dio

 

Ary

 

 

 

 

 

 

 

Pinocchio

 

Il mondo è davvero strano:
spesso è quando smetti di mentire che non vieni più creduto.

 

Ary

 

 

 

 

 

 

UNA SCUSA...


Cercavo una scusa per morire
ne ho trovate cento per vivere

Ho cercato una scusa per vivere
ne ho trovate cento per morire



Ary

 

 

 

 

RIVERBERI

 

Ieri guardavo dentro il riflesso di una pozzanghera
e vedevo la speranza in ogni riverbero

oggi guardo nel riflesso di un lago e vedo solo il nulla

allora mi chiedo

cosa era vero: quello che ho provato in momenti di abbandono della realtà
o ciò che la stessa realtà mi ha donato ogni giorno?

Cosa chiedere al domani oltre al solo fatto di esserci?

So che il segreto è vivere la realtà del giorno
tenendo in un angolo del cuore il riverbero di un sogno

ma come sarebbe bello se per una volta quel riverbero divenisse realtà.

Emozioni, forza del sentirsi vivi,
come sabbia rubata dall'onda sulla battigia mai ferma

ogni giorno trascorre veloce come un missile lanciato verso la morte

fermarsi non è possibile non esiste il presente perché non si può fermare.
Non esiste il tempo perché non si può fermare.
Esiste solo lo spazio di un sussulto emotivo

E' così che amo la vita

è così che vorrei fare l'amore

  

Ary

 

 

 

 

 

 

Summertime

quando vedo nella foschia il tuo ricordo
vestito di una goccia di sudore
sento il tuo corpo sopra il mio.

E di notte mi rigiro stropicciando il lenzuolo
odiando
il me stesso vestito di nulla
toccando il mio sesso senza pudore


quando vedo nella foschia della calura
il tuo sorriso
so, che mi pensi ancora


Ary

 

 

 

 

 

 

 

E lì, ti uccido

 

 

                      Quando vedo nell'ombra il contorno di un sogno

       prendo per mano il mio cuore e lo porto nel buio

Perché i sogni vivono solo lì

                E lì, li uccido.

                       Prendo dei sogni il sangue e ne faccio bevanda

             per la mia sete di dolore
perché la passione è rossa come il sapore del sale,

               E lì ti uccido amore mio.

 

 

Ary

 

 

 

 

 

Aforysma di serie b

se qualcuno pensasse davvero che io sia poco intelligente
non perderebbe tempo a farmelo notare


Ary

 

 

 

 

PENSIERO DELLA DOMENICA

 

Asserire spesso che esiste la libertà di opinione
o che gli uomini hanno pari diritti e doveri di qualsiasi razza siano,
significa solamente che non siamo liberi
e che siamo ancora razzisti.

Ary

 

 

 

 

 

DUE COSE (AFORYSMA)

Due cose non finiamo mai di imparare:

La prima è saper gioire di una vittoria, la seconda è saper accettare una sconfitta.



Ary


PS: Ciao Egidio, hai vinto tu.

Egidio è spirato questa mattina alle 10:00 nonostante tutti i ns sforzi.

 

 

 

Sulle bianche scogliere di Dover


Era un giorno come tanti,
dove il sole spirava i suoi raggi
creando luce e ombre sulle scogliere di Dover.

Osservavo il lento incresparsi delle onde
infrangersi sulla battigia di sassi,
mentre a metà strada tra vita e morte
impassibili gabbiani dimoravano i loro nidi.
E non mi accorgevo della salsedine che mi corrodeva la pelle
infilandosi nelle rughe come resina di pino.
Assaporavo il vento a bocca aperta
su quel bianco dirupo a strapiombo sul mare.

Enorme il richiamo sul mio istinto bloccato,
ammaliato come in un sogno
il cui Icaro destino è stato preannunciato.
Ci sarebbe voluto davvero poco a farla finita,
solo un lasciarsi andare ad occhi chiusi in un volo di farfalla cieca.

Ma il sole bruciava,
il vento spirava
ed il mio cuore ancora batteva.

http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/7/7e/White_cliffs_of_dover_09_2004.jpg

Ary

 

 

 

 

 

IL SASSO



...PESANTE

Ary

 

 

 

 

 

Il vagabondo

Immaginifico esemplare di maschio adulto
Vestito di un broccato pieno di lussuria
Additava l’immenso sognando di essere cometa.
Vagabondo tra le galassie
incontrava sperdute meteore dagl’occhi di ghiaccio
Che scioglieva al solo sguardo.
Infine giunse laggiù dove morivano le stelle prese fiato e disse:
- Eccomi, sono qui, prendete il mio corpo e straziatelo,
per quel che ne rimane.
Mangiatemi l’anima a morsi, e sputatene il seme sul cosmo.
Solo una cosa non potrete mai fare:
cancellare il mio nome dalla volta del cielo. -
E di ignoto candore, algido istante di vivida luce, nacque il bacio.


Ary

 

 

Cara la mia vecchia Milano

http://static.blogo.it/02blog/Quiz8.jpg

Cara vecchia Milano, fatta di porfido e lamiera di tram deragliati, dove il selciato incontra la gomma stringendo alleanze tradite… Cara vecchia Città dove vidi per la prima volta la luce tra le rotaie d’un treno dimenticato e gli orti nati sulla massicciata della ferrovia. Cara la mia vecchia contrada fatta di passaggi a livelli chiusi e scale ripide, di sottopassaggi malsani e tombini pericolosi. Cara la mia strada incorniciata tra due marciapiedi per biciclette troppo grandi e di passanti vittime della fretta.

Cara Milano abbandonata a te stessa e ripresa mille volte senza mai incedere di un solo passo verso la grandezza.

Calpestata e vilipesa da stranieri arroganti che scapperanno dagli scuri gendarmi.

Cara la mia vecchia Milano perduta tra i suoi navigli nascosti e ritrovata nei fasti di guglie presuntuose, tra arte palesata senza ritegno e sgorbi di cemento disegnati da ingegneri pazzi. Cara la mia Città che ho tradito io stesso per una vita di respiri meno pesanti, ma aggrondati come obsolete antenne televisive. Città da bere di sera morendo nel suo frenetico orgasmo.


Ary

 

 

 

AFORYSMA

A volte la felicità è rinchiusa dentro

una lacrima bagnata da un sorriso.



Ary

 

 

 

 

Chiamala ancora se vuoi...

 

Ti ho incontrato sul mio cammino
eri insidiosa ed accattivante
come solo tu sai essere.

Ti ho conosciuto nella notte e nel giorno
come canto di sirena
e allo stesso tempo paura d’esistere.

Eri armonia di colori e suoni
di calore e di ghiaccio eri
come solo tu sai nascere.

Sei stata mia e chissà
di quanti altri.

Sei stata via e chissà
se mai avrai altri.

Impudica amante, bramata e sognata
come austero ricovero del mio io ferito.
Ti lasciato sul marciapiede della vita
Sola
sguarnita e
sgualcita senza mai sconfitta essere

Ora puoi finalmente volare
senza timore
Ora sei solo impalpabile, fluttuante e
libera....

Chiamala ancora se vuoi..

Un’ Emozione...



Ary

 

 

 

 

 

L’ordine degli opposti


Fallito ogni  anelito 
sogno il mio respiro
perduto nel suo vagare

ché generoso è stato il dare
destino nel cielo che ammiro
ad ogni sera il mio alito

Opposto a te Eraclito
offeso nell’ultimo giro
non mi rimane che il mare.



Ary

 

 

 

 

 

 

Non importa


Non importa se queste note che viaggiano nell’etere
mi portano via verso mondi lontani,
non importa se l’aria magica del brumiro
mi rapisce verso mondi che non conosco.
Non importa se questo mio stare così,
come appeso ad un filo non viene compreso, e....

Non importerà se rimarrò ancora una volta solo
verso quell’irraggiungibile meta,

perché ho conosciuto ancora una volta cosa significa "sentire",
anche se è stato solo un istante nell’infinito spazio di una vita.



Ary

 

 

 

 

 

 

Nel Vento

Alto sopra onde di vento mai viste
Preparava il suo volo

Il nido era ormai giunto alla sua naturale entropia.
Poche cose ancora da aggiustare
Altre da trovare solo il giusto modo

Fili da comprendere,
Fiducia nelle ali da raggiungere

Due le cose più difficili.

Mettere insieme tempi e luoghi, sogni e desideri
senza creare una frattura tra il bene ed il male.
Nel naturale evolversi del tempo, che richiede
pazienza saggezza, ma soprattutto fiducia.

 

Ary

 

 

 

 

 

 

COSA SEI

 

Lenta inesorabile
ti sento avvicinare
vorace ingoi ogni cosa
dalla più piccola
alla più importante,
non sei visibile
sei come il vento
che erode le cime
e come la risacca
che sgretola la riva,
ciò che si costruisce
in lunghi anni di lotte
distruggi in un baleno,
non hai nemmeno un nome
né un perché ben chiaro
hai una singolare caratteristica:
assente sei la madre di ogni illusione
presente sei condanna senza speranza,
non sei nemmeno uguale per tutti
neanche la morte
è certa di vincerti,
lavori discreta
e quando esplodi ogni cosa
intorno comincia a morire
ma non sei un ordigno
neanche un tifone
non sei un sisma sotterraneo
nemmeno un'alluvione
cosa sei?
Sei la forza negativa
del male.


Ary

 

 

 

 

 

 

SEMPRE


Ti immagino sulla mia pelle
con la morbidezza di un sogno
ad accarezzarmi lieve ad ogni mio respiro

Ti sento nella morbidezza di un incanto
avvolgermi come solo tu sai fare,

sei favola della notte che soddisfa il desiderio
ed ogni parte di me è in te...
Sempre.



Ary


(dedicata a ... il mio pigiama)

 

 

 

 

 

 

IL MIO SOGNO

il miosogno è ritirarmi in una cascina

lontano dal mondo tecnologico

in mezzo a piante ed animali

vivere dei prodotti della terra

e di qualche animale che Iddio ci ha donato per nutrirci

mi piacerebbe svegliarmi al suono del gallo

prendere in mano il primo raggio di sole e farlo mio

bere la prima goccia di pioggia nei giorni grigi

e sentire l’odore della terra bagnata che si asciuga al nuovo sole

vorrei riempire le tinozze di latte fresco appena munto

farne tesoro

Invece sono qui seduto di fronte a quello che ho sempre fatto finta di capire ma che dentro di me non ho mai ammesso

sono qui con un presunto destino per un fine senza un reale scopo

cosa mi rimane se non aggiustare i cocci di una vita rotta dentro

senza l’ausilio di un adesivo consistente

cosa mi rimane se non bere le mie stesse lacrime

come fossero l’unica cosa salata e con gusto

di questa arida terra

eppure, dietro quella falsa chiesa issata dall’uomo

si erge la sacra dimora del cristo immolato

che ho bestemmiato e offeso senza essere degno nemmeno del Suo perdono

ma che, se abbasso gli occhi su me stesso, posso ancora ritrovare.

 

 

Ary

 

 

 

 

SILENZIO SULLE GRIDA

 
Sempre più umili
siamo sabbia di mare
mentre scricchiola il creato

sempre più piccoli
nel silenzio sulle grida
quando il tempo ormai è passato

gente con il cuore grande,
in divisa sotto un casco
sei morto dalla fatica sfinito

hai donato la vita
a ciò in cui credevi
ed una cosa sicuramente hai lasciato

il mio grazie di essere italiano.

Ary


E’ solo un pensiero dedicato a Marco Cavagna, il vigile del fuoco
deceduto inello svolgimento delle operazioni di soccorso alle popolazioni terremotate di L’Aquila.

 

 

 

 

 

 

 

 

LA VITA

 

la vita non è tutto quello che si vede e si fa,
tutto quello che si sente o si'incontra.
La vita è tutto il resto.

Ary

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LA META

 

Arriverò dove nessuno è mai giunto prima
per accorgermi che non sono mai partito.

 

Ary

 

 

 

 

 

 

AD UN SIMBOLO PERDUTO

 

Spesso eri arrufatto
incolto e disordinato
a volte dimenticato

Eri simbolo di stato
di rabbia respirato
per questo eri nato.

Ora sei morto ammazzato
giaci a terra di lato,

di netto ti ho tagliato.


Era il mio codino, un amico che mi ha seguito per qualche anno, durante i quali la mia vita è stata allo sbando.
Ora è finita un'era. E' tempo di riprendere la strada giusta, quella maestra, piena di gioie da riscoprire in ciò che si vede davvero intorno,
accantonare i sogni e lasciare che le emozioni restino ad insegnare che quel simbolo di libertà, che ora giace per sempre su una piastrella di terracotta, è stato solo un veicolo verso un migliore futuro.

Ary

 

 

 

 

 

 

 

  

Il pianto

le sue mani bagnate
con quelle rughe antiche
sulle quali occhi spenti stavano.

E grigi i capelli a scivolare
disegnando impossibili pieghe
nella memoria di un tempo passato

Il profumo di sapone
ancora nell’aria
la sua lisa camicetta bianca

Di pizzo, quello di una volta
su un grembiule a fiori
annodato dietro la sua curva schiena

Moriva il suo pianto

sul ricordo di giorni andati
nel triste spazio di una sedia da cucina.


Ary

"ricordando una nonna"

 

 

 

 

 

L’invereconda gioia degli stolti


Canti di sirene maledette
voci senza requiem
di corvi sull’asfalto del creato.

Corse frenetiche per giungere
alla partenza del viaggio
e fermarsi perché senza fine.

Antico silenzio che regna infame
nel cuore della marionetta spezzata
presenza di colori senza tinta.

Scrostare sangue da rattrappite emozioni
come residui di un desiderio
morto dentro il fazzoletto di carta.

Invereconda gioia degli stolti.


Ary

 

 

 

 

Perché le donne sono più intelligenti degli uomini?

  

Finalmente svelato il mistero che attanagliava migliaia di studiosi, filosofi e scienziati.

Di prossima pubblicazione su tutte le riviste specializzate nel settore uscirà finalmente la spiegazione che tutti noi esseri normali aspettavamo da tempo.

Perché le donne sono più intelligenti degli uomini?

Secondo un’equipe di illustri personaggi che per ovvie ragioni intendono mantenere l’anonimato il tutto è riconducibile ad una semplice azione naturale: la minzione.

Mingere significa urinare. Nello specifico è il modo di urinare che ha determinato nel corso dei secoli un potenziale intellettivo maggiore nelle donne piuttosto che negli uomini.

Segue descrizione dell’atto e spiegazione.

Per mingere la donna deve compiere una serie di operazioni differenti da quelle dell’uomo.

In dettaglio:

La donna deve: entrare in bagno, chiudere la porta.

L’uomo entra in bagno e quasi mai chiude la porta.

Prima conseguenza: l’uomo è condizionato inconsciamente dal fatto che ha lasciato la porta  aperta e quindi non è tranquillo.

La donna esegue le seguenti operazioni: abbassa la tavoletta, la pulisce, si abbassa gli eventuali collant, eventualmente si abbassa gli slip (la sequenza è arbitraria) e inizia a mingere rilassandosi. Alla fine probabilmente si asciuga con la carta igienica e sempre a discrezione si lava le mani prima di uscire dal bagno.

L’uomo deve: alzare la tavoletta, abbassarsi lo zip o slacciarsi gli eventuali bottoni, scostare gli eventuali slip o trovare l’apertura dei boxer, tirare fuori l’arnese. E cosa più importante la donna non deve preoccuparsi di ferire l’arnese con la zip quando è giunta finalmente l’ora di riporlo al calduccio.

Durante la minzione la donna non deve pensare a: centrare il buco, cercare di non schizzare nonostante la pressione dello scroscio sia di cento atmosfere circa, ricordarsi di eseguire la scrollata finale senza fa uscire gocce dalla tazze per evitare che qualche goccia macchi lo slip. E tutto questo tenendo in mano l’arnese che costituisce il 90 per cento della sua ragione di vita. Il rimanente 10% è costituito dalla birra conservata nel frigorifero.
Ne consegue che: la donna in quei 30/40 secondi di completo relax può pensare ai massimi sistemi, alla vita e può pianificare meglio la giornata. L’uomo invece non ha questo vantaggio.
Inoltre se sommiamo le volte che la donna va in bagno rispetto all’uomo, e ciò si nota durante un viaggio o al cinema dove i bagni femminili sono sempre regolarmente pieni., si deduce che la donna pensa molto di più dell’uomo, per cui il suo cervello migliora con l’aumentare dell’età.

L’uomo invece peggiora e regredisce sempre di più.

Alla fine come naturale conclusione di questa dissertazione pseudofilologica, per tentare di riguadagnare il terreno perso si consiglia all’uomo di eseguire la minzione stando seduto come la donna.

Vantaggi:

1)
      recupero di tempo da utilizzare, come fa la donna, per affinare le capacità intellettive eseguendo elucubrazioni più importanti del semplice pensare a non schizzare il pavimento.
 
2)
      eliminazione del solito rimprovero della moglie o della eventuale compagna.
 

Il punto 2 vale due birre….

  

Ary 09/03/09

 

 

 

 

CINZIA ED IL MONDO DEGLI UOMINI


Correva l'anno 20820.

Da migliaia di secoli l'uomo non era più come una volta e fra poco non sarebbe più stato.

L'infinito era ormai diventato finito.

Allora Dio, come ultimo tentativo, decise di ritornare sulla Terra.
E si rifece uomo.

Nacque in un vecchio Collider. Un acceleratore di particelle abbandonato
da secoli.

Per risparmiare tempo, visto che di tempo non ce n'era più,
nacque già di 33 anni.

Uscendo dal laboratorio, sul lastricato di berillio illuminato da un sole artificiale da 400 megatoni, ebbe il suo primo incontro.

- Donna... - Chiamò.

- Sono Dio e siccome non ho tempo di fartelo credere raccontandoti la mia Parola te lo dimostro subito.-

E rifece davanti all'uomo tutti i miracoli che già una volta, 20819 anni fa, caratterizzarono la sua prima venuta.

Ma per ognuno di essi quella donna trovò un difetto,
sebbene fossero miracoli.

Tutti tranne uno: l'ultimo.

Dio, che già stava per ritirarsi sconfitto ebbe un'illuminazione e chiese:- Come ti chiami figliuola?-

La donna rispose: - Sono Cinzia, naturalmente! Come fai a non saperlo se sei Dio? -

- Certo che lo sapevo, - Rispose Dio - Ti ho creato io.
E so anche il perché non hai criticato l'ultimo mio miracolo -

- Perché? - Chiese incuriosita Cinzia.

- Perché ora so cosa potrà salvare questo mondo.

- Cosa, cosa? - Chiese ancora Cinzia, che davvero questa volta non aveva nulla da aggiungere.

- Il mio "sorriso" -

E così dicendo il volto di Dio si illuminò.

E tutto il mondo cominciò a cambiare, gli alberi a rinascere,
i fiori a sbocciare.


Ary

Volete sapere qual'e stato l'ultimo miracolo che la donna non ha criticato?

"Una semplice stretta di mano sincera tra Cinzia ed il mondo degli uomini"


(Ogni riferimento a fatti o persone reali non è puramente casuale) :-)))

 

 

 

 

L’abbandono

Rimango a guardare la tua luce accesa
muto, giudicato senz’appello
nudo di fronte al mio io

Ary