Aggiornamento 2012
Poesie e pensieri
L’Imbrunire
A sera l'imbrunire si presenta con la sua oscurità,
a volte dolce, a volte freddo ma sempre presente.
E non temo la foschia.
Nata per celare l'oblio di un'essenza ed stessa stessa assenza.
Purificazione per l’anima al cui cospetto il cielo inerme è svestito.
Cantico di sogni con occhi di ghiaccio sciolti da un generoso cuore
colmo di vivaci spruzzi e morbide carezze.
E le nuvole fanno a gara per distrarsi, le stelle
sorridono e giocano a rimpiattino.
Mentre, riservate, ci accompagnano come cenere nel vento.
Ed immemore il volo del gabbiano sussurra tra i tuoi capelli
un raggio di sole smarrito.
Ary
Come il vento...
...Lo spirito che
accompagna le ore della vita.
Come il vento
che trasporta i ricordi di quelli che abbiamo amato e che abbiamo
perso.
E' il vento
di cui ogni pioggia e' lacrima
e ogni sorriso un raggio di sole.
E, come il vento,
vaga lo sguardo per queste colline
dove il verde dei prati ricorda i bimbi
e le chiome degli alberi la vita.
E penso a chi e` lontano,
a chi non e' piu`,
ai soldati in guerra, ai civili ...in pace.
E vorrei che pace sia la`, dove c'e` guerra
e che rinasca ospite in ogni cuore.
E vorrei,
vorrei che queste parole fossero magiche,
abili come favole antiche mai stanche
a disegnar cori di voci per queste valli ormai nemiche,
anime dalle mani nere e bianche.
E come il vento
vorrei un Natale
che scaldi ovunque lidi desolati
pieni di gloria passata e grani di sale
senza saggi, signori e benestanti
mai stati ne' eroi e nemmeno santi.
Cosi' che quel giorno
errare a cavallo per le colline
sara' solo per sentire...
Lo scroscio delle cascate e i caldi raggi del sole.
Ary
IL BUON SENSO
Ci fu un tempo, in una borgata del nordovest, dove un glorioso
paladino, armato delle piu' nobili intenzioni, si mise in lotta contro l'intero
sistema.
Convinto piu' che mai di essere nel giusto, e nel giusto lo era
davvero, sfido' il mondo intero.
Allora il mondo era composto da plebei, amministratori senza scrupoli,
incompetenti cafoni ed infami e sempliciotti.
Il potere era detenuto dal Grande Maestro.
La peculiarita' piu' evidente del Grande Maestro era contrariare tutte le
leggi che egli stesso emanava.
Attenzione non era il cavaliere che viveva piu' a est, ma semplicemente uno
che la sapeva lunga.
Pensate che i suoi motti segreti erano: "Ogni regola nasce per essere
infranta", "l'eccezione conferma la regola".
Il paladino penso' che fosse giunto il tempo di cambiare quest'andazzo ed
equipaggiato con Norme, Leggi e Regolamenti incalzo' il Grande Maestro.
Invero il Grande Maestro era il sistema stesso. Un sistema comandato
in realta' non da leggi e normative armonizzate, bensi' dai piu' infimi difetti
umani, che amalgamati in modo corretto, riuscivano a gestire l'economia di
quella landa.
Ogni volta che qualcuno osava far notare che talun comportamento era contro
la Normativa vigente Lui usava dire: "Ogni legge ha in se' un articolo di
applicazione non scritto che equivale al vero requisito mandatorio."
Anche al Paladino fu risposta la stessa cosa, ma egli ribatte': "E
qual'e' vostra eccellenza questo requisito?
Ed il Grande Maestro rispose: "semplice o mio ingenuo Paladino:
e' il BUON SENSO."
Da: "Le memorie del Maestro"
Autore:
"il solito maestrino", Monza addi' 22 marzo 2011 ore 15:50
L’ineluttabile modo di vivere
Consumabile
questo modo di vivere
come un pezzo
di carta senza nome
eppure se
accetti quello che hai,
ti accorgi di avere più di quello che pensi.
Ineluttabile
questo modo di vivere
quando il senso
di un perché
non soddisfa la
tua voglia di sapere
eppure se ti
guardi intorno
ti accorgi che i perchè che non hanno risposta
sono quelli che ti spingono a continuare a vivere.
Incontrollabile
questo modo di vivere
quando non sai
gestire un'emozione
senza che le
lacrime ti bagnino le gote
eppure sono
proprio le guance bagnate
che spesso ti ricordano che sei vivo.
Allora ti
chiedi:
Ma è davvero
così che deve andare?
La risposta la
trovi intorno a te:
Dentro lo
sguardo di un passante
Nella luce di
un mattino appena nato
Nel candore di
un tramonto appena accennato
Nel riflesso di
un pensiero
quando nel cuore vive chi ci ha amato.
Ary
Tutto ciò è un po' di sano egoismo
Lasciava da parte pregiudizi e sensi colpa
e si perdonava.
In questo modo riusciva a superare il dolore
("tutto ciò è un po' di sano egoismo", pensava).
Afferrare i momenti per
viverli,
assuefarli, farli nostri,
stringerli.
Per poi continuare i ritmi
della "vita di fuori"
consci che siamo padroni
degl'istanti!
Afferrava dunque i momenti
ne faceva un mazzo
e se li regalava.
Così si ritrovava dentro ogni emozione
e lottava
per viverle tutte nei limiti che il bello esige.
il bello era amore.
La conquista passa per
strade tortuose,
a volte occorre superare i
limiti di velocità
per poi fermarsi,
allargare le braccia
e lasciare che il tempo ti
travolga,
come un camion a rimorchio
il cui carico sono proprio
le emozioni.
Ogni volta ne usciva distrutto, ma più forte.
Si vive solo una volta (a memoria)!
Ary
Figlio di un preservativo rotto
Figlio di un preservativo rotto
al suolo, nel
silenzio,
in alvei secchi
vagava
risicando carogne e
affetto.
La questua sottile
mendicava con un fil di
voce,
avvolto in un pastrano di
melma
che ad ogni sputo di gente
si facea sepre
piu'cemento.
Che nel sacro mistero
alberghi
la ragione non basta!
Quel figlio di un errore,
per errore nato,
si scarnerà le unghie
a forza di graffiare il
volto di Dio!
Ary
ALBERI SENZA FOGLIE
Di mille pensieri intrise il suo stare,
prese un istante di piacere
a sporcar di solitudine le mani.
Guardò il palmo bagnato
e sulle guance,
e labbra strofinò
l’ebbra sconfitta di un Dio.
Senti’ acre il Suo sapore
e cadde.
Spalmando la sua solitudine sul petto
mentre ne cantava la noia.
Con una mano corruppe l’istinto,
con l’altra giocò con la mente.
Il corpo inerte
giacque deriso.
Impelve il suo stare
lasciò che i sensi
sublimassero la vita,
come cancro senza seme.
Un inferno perduto,
come perduto fu il suo posto
in quella Sera
stracciata di sogni.
Il nulla senza ritegno
avanzò impetuoso
seminando cristalli di sangue
e spilli di grandine.
Fu così che
Odio e amore si divisero
e nacquero
alberi senza foglie.
Ary
Amavo senza
sapere cosa fosse l’amore
A volte mi sveglio come da un
incubo.
Madido con occhi vitrei senza luce guardo verso quello specchio che ora è il
mio stesso io.
Mi pongo mille domande senza
risposta, oppure che hanno sempre la stessa.
Allora mi inforco gli occhiali,
prendo per mano una melodia e la stravolgo affondandola nei miei pensieri
e profano l’unico spazio che rimane puro: quelle delle parole.
Com’era bello quando non conoscevo
il mare.
Quando non potevo sapere che il silenzio del sole bruciava così tanto.
Com’era bello il mormorare del
vento quando nel proteggerti ti tenevi la gonna con le mani
mentre il mio sguardo tradiva il desiderio.
Del cielo ubriaco e dei colori del
mondo mai sazio con l’egoismo ultimo baluardo di difesa.
Ed amavo, amavo come mai avrei
potuto, come se ogni istante fosse infinito
ed ogni infinito fosse lì, a
portata di mano.
Ed amavo senza lasciar adito al
dubbio
senza accettare compromessi, come
fosse l’unica cosa possibile al mondo.
Amavo senza sapere cosa fosse l’amore.
Ary
Il richiamo della notte
Fontane d’acqua salata aspergono le gote del giorno
mentre la notte lancia il suo richiamo.
Ary
L’orgasmo di Roma
Sei pietra murata d’istinto
gemito rude e composto
luna rubata a Corinto
vino che non si limita al mosto
Sei del fiume il caldo respiro
dell’anima i giorni scordati
il sole che di mattina ammiro
la casa con gli scuri abbassati
Sei il saio del prete d’inverno
il colore dei muri d’estate
il cieco che vive all’inferno
il dado dalle facce mai nate
Sei di labbra il seme rappreso
il futuro di parole mai scritte
il sapore di un destino mai arreso
il legno fracico delle palafitte
Sei squama di nero serpente
il sale malato dei mari più incolti
l’amore di splendida gente
l’odio di amanti sconvolti
Sei acqua salata su timide gote
la melodia dei senza perché
il mistero stonato di note
risposta ai silenzi di un Re’.
Sei il grido che insorge profondo
il centurione che torna ramingo
il mestiere più vecchio del mondo
Sei l’orgasmo che con te non fingo.
Ary
IL
CARNEFICE
“Volando dentro
abissi infernali
in cerca di luce
trovò una luna
smarrita,
le regalò il suo
sorriso
prima di ucciderla
graffiandole il
cuore”.
Dentro uno spasmo di sangue
si cibò dell’unico
nettare a lui gradito
in un ghigno vestito
di sale.
Smembrò il suo corpo
dentro ad anfore di
creta antica
gridando il suo
nome.
Infine, sazio ed appagato,
l'uomo lasciò al
cardio
l’orgasmo
dell’ultimo battito di donna.
Ary
Meglio lo sbaglio
Ancora frastuono dentro
l’inconscio di un io smarrito.
E mi accorgo che il sole non
colora più il tramonto
chè del sublime ridisegna il
proprio essere
come un immenso diaframma di luce,
ti vengo a cercare sogno
mio.
E non ti trovo, perso tra i flutti
di queste rapide senza fine,
rivoli di sangue che si vestono di
scuro, quando cadono.
E si frantumano sul suolo, con
sprazzi d’anima a pezzi.
E tu sei in in posto che non
esiste,
in un oceano vuoto,
in un cielo senza limiti e senza
luce.
Buio.
Ecco sei luce che viene dal nulla
e come il nulla hai lasciato il vuoto.
Vuoto.
Bello il senso dell’inutile senza
senso.
Se una cosa giusta non serve, è
sbagliata.
Meglio l’errore, esso è vita.
Un tempo ero l'uomo dei tramonti,
ora sono vicino al tramonto
dell'uomo.
Ary
PASSI LENTI
A passi lenti
trascorre il tempo
e lenta la meta s’avvicina.
Ogni ora che passa
inesorabile segna il cammino
A passi lenti.
Non importa quanto conti
l’illusione
quanto sia grande
se la fine del viaggio bussa alla
porta
Come è dolce sentire l’eco dei sogni
dentro le conchiglie
dei tramonti così tanto amati
A passi lenti
trascorre il tempo
lenti come i passi di un vecchio.
Ary
L'infinito dell'universo
D'impeto senza respiro ti prenderei, senza
darti la possibilità di ribellarti;
tra le mie braccia morirerebbe il tuo no,
vittima del mio fuoco;
e destriero il mio ritmo
ti farebbe infine urlare come
l'infinito dell'universo.
Ary
QUEL CHE RIMANE
Sfrondo immagini con forbici di
terracotta
mentre dal gorgo dell'inconscio
sale l'impeto di un sospiro
Accascio pensieri di onirica
origine
per ambiziose mete reali
e non mi accorgo che ti perdo nel
mare dei forse,
nei deserti dei perchè
e nelle valli del quando.
E se un domani il giorno cambierà
colore
mi vestirò di quel che rimane di
un desiderio sopito.
Ary
Potessi
Potessi vivere i miei giorni come vorrei
vivrei ogni giorno a piedi nudi sulla sabbia
tenendoti per mano.
Ary
SENZA TITOLO
Siamo come spine nel fianco della
vita
che feriscono ombre
e sui crinali di sabbia grigia
uccidiamo i sogni.
Gocce rapprese di madido sudore
antracite di rami senza perché
audaci sepolcri
Santi e puttane che giocano a dadi
senza curarsi del poi
e dove vanno le orchidee
appassite?
Senza risposta, senza titolo,
senza amore
Ary
E’ straccio intriso di pece quello che mi sento spalmato
addosso
Odore di vomito umano condito con odio e rancore
ancestrale.
E’ luce fredda quella che penetra la mia carne, distrutta
ancora
Disperato sentir meno, rancido fetore d’infamia.
E arranco con un bastone dal manico ormai consunto
Respirando a fatica aneliti d’ossigeno malato.
E scemano lentamente i colori della vita mentre un rivolo
di sangue
sgorga da lacerate ferite che non guariranno mai.
Mi accompagnano sogni infranti da streghe ed orchi voraci
Scarpe rotte e suole bucate, mani che non sanno piu’
pregare.
E non vedo piu’ il cielo, a capo chino, vinto dal vento.
Il sole come algido conforto, la stanchezza come unico
sollievo.
Ed ancora, ancora una volta come sempre si presenta
scoscesa
piena di insidie, astio, ostacoli e dolore la strada.
Forte e’ il desiderio di scavare una buca e lasciarmi
morire
Sopraffatto da quel rancido fetore
d’infamia.
Ary
UN NOI MAI ESISTITO
Sonerò nei sogni
miei una melodia mai scritta
come più bella poesia, quella financo sognata.
Ancor se t’incontrassi so che farei
non parole, ma solo sguardo d’occhi puri
a scomparir il mondo intorno, sentirei sotto mie le mani
tue le guance e la morbidezza dei’ capelli tuoi,
oserei muover mio lo sguardo su tue le labbra
e se solo per un istante anche tu lo facessi
ti bacerei forte, i fianchi stringendo.
Ecco come sente
quel pezzo di ferro forgiato
rosso intenso e pronto
tra incudine e martello
la vita pesante come immenso fardello
grigia e scura
pronta a sopportarne i colpi.
Persino il legno piangerebbe lagrime di resina antica
per esser
manico e strumento di questa follia.
E fuggir mi viene sul destriero sogno del vento
in sella dei tuoi e dei miei desideri
inconfessati spasimi
giovane pazzia è questo turbine
di sentimento fallace ed mirabondo
eppur sì forte d'esser tale
come in quel maniero
in cima alla montagna.
Sii saggia come
io mai fui stato
almeno tu
obliati di un noi mai esistito
seppur esser amor potrebbe.
Ary
A quel tempo...
- E della luce che ne
faccio... - si chiese il buio.
- Donala all’infelice che vive in te. - Rispose la notte.
Così nacque il giorno.
Ed il giorno si chiese:- Che ne faccio del buio? -
- Donalo alla parte felice che vive in te. - Rispose il sole.
Così nacque l’uomo.
Ary
Mai arreso
E’ l’ombra che avanza
Con passo incerto
E’ il gelo che si insinua
Nel tuo cuore aperto.
Così, l’unico raggio di luce
Si spegne dentro una lacrima.
Così, una sera d’estate
Ho ballato sulla tua anima.
Non saranno atroci rimorsi
Né funesti rimpianti
Quelli che sapranno condurti
Lontano, mentre la solitudine, canti.
Non saranno ore perdute invano
Quelle che ad amarti ho speso
Ma gocce di una vita vissuta…
Vinto, spossato, ma mai arreso.
Ary
Prendi quello che viene...
Fanne tesoro, infila in tasca ogni
emozione
Tienila calda, accudiscila, non
scordarla.
Prendi quello che viene ed
accettalo
Subisci il fato supino, con lo
sguardo al cielo,
sognando che sia diverso.
Oppure…
Scava una buca, profonda.
Seppellisci tutti i dolori, le
gioie, gli amori, le delusioni, i sogni.
Copri tutto con la terra più buona
e passa ogni giorno ad innaffiare.
Nasceranno i fiori più belli.
Prendi quello che viene…
Abbraccialo a mani tese, guardalo
negl’occhi e grida.
Grida con gioia per ogni successo,
versa lacrime per ogni amore,
urla con rabbia per ogni delusione
e combatti.
Combatti sempre, fino a quando le
tasche saranno piene
Ed il giardino sarà rigoglioso.
Ary
AUGURI DI COLORE
Eccoci all'inizio di un altro
anno.
I ricordi si sommano tra
le foglie perse di un viale alberato
che punta al tramonto.
Ogni foglia un pensiero,
ogni pensiero un colore.
Ed è il bianco, quello
dell'inocenza persa nel trascorrere dei giorni.
Il rosso, quello della
gioia e della passione, momenti vissuti, eterni istanti.
Il nero del dolore, del tormento e
dell'angoscia, essenza del male.
E gli altri colori.
Il giallo della gelosia, ma anche
del sole.
L'azzurro delle speranze
realizzate ed il verde di quelle a venire.
E che dire del bizzarro arancione,
dell'indaco e del violetto...
Ciò che conta è il colore che
ognuno di noi cela dentro di sé.
Che sia un anno di colori
"vivi" per tutti noi.
Ary
Per te sarah
con una riga di sangue
contorno di rosa ammuffita
nel contro di un sentimento osceno
offusca l'aire del mio plenastico
vivere
di passo e breve il giorno dei
folli pensieri
Agave e dottrine di immensa
solitudine spesa
nell'assenza di luce.
Ombra compagna fedele del immenso
non essere
ché di aura e geni s'accascia in
orda di infami.
E tu sei bambina in mezzo agli
uomini pieni di astio e
rancore, assorti tra il bene ed il
male.
E vivi il sangue degli stolti come
nettare di morte
e asperi al dolore come eterna
espiazione.
"Liberati dal male, liberami
dal male,Dio."
Perché hai ucciso l'innocenza,
perché hai cancellato la speranza.
Figlia o padre dell'inganno nato
per confondere.
E un'anima ora piange, in
solitudine e tradita da chi l'amava.
Ed un'anima ora s'addolora del
male del mondo.
E chi rimane puro non dimenticherà
mai
il tuo viso, Sarah.
Ary
Se mi chiedessi il tuo nome
Se mi chiedessi il tuonome
saresti colei che non ho mai saputo
vedere nelle amare ombre degli altri
Saresti colei
che mi ha illuso un giorno
sull’argine del lento fiume
che mi scorre dentro
Occhi immersi nei miei
sul vagone di fronte
fermonei riflessi
dei vetri d’una stazione di periferia
Dietro una persiana socchiusa
nel fresco
riso d’un mattino
che si bruciava
nella luce del sole
Sconosciuta
e smarrita
sotto la pioggia,
senza un vero destino,
giunta per caso
all’angolo della via in un attimo della mia vita
Se mi chiedessi il
tuo nome
saresti colei sfiorata in penombra
nel fumo d’una sigaretta accesa
lungo la barra d’un caffè di notte
Colei
che mi lascio'
senza una
parola
come sabbia
tra le dita
con un sorriso
sofferto quasi per gioco
Saresti un volto bianco
intravisto per
caso
un gabbiano
sfuggito alle onde
lo sguardo
perdutod iun grido inespresso
Saresti il
domani incompiuto
soltanto un rifiuto
l'incanto di un sogno
mai stato,
un mio sospiro nel buio.
Ary
Il gelo del mai
Devo lasciarti volar via
nell'incanto di un amar
perduto
Devo lasciar che il cielo accarezzi le tue gote
che dell'anima tua
raccolga le stille
Devo.
Devo lasciarti librare nell'aria
libera come sei sempre
stata, prigioniera dei mio sentire
Devo lasciar invidia al vento
che avrà del tuo io
l'apoteosi del sempre...
e a me... Il gelo del mai.
Ary
Il dolce sussurro del tramonto
In questo tempo che passava goccia a goccia
sentivo la mancanza di sorriso amico, di una carezza sincera
Ferma sull'uscio del mio sentire accostavo un orecchio al mondo
ma udivo solo nuvole amare…
Albeggiava quel giorno, quando persi la mia innocenza
tra un secchio di foglie ramazzate ed il fieno dei campi...
Quel cigolio sommesso e leggero
era il cardine di un nuovo inferno trovato
che lento ed inesorabile iniziava la sua melodia
Generosa è stata la vita, incerto il cammino
A volte quella carezza arrivava...
Albeggiava quel giorno sull'uscio del mio sentire…
Ora da vecchia potevo solo aspettare il dolce sussurro del tramonto
e quando l'ultima goccia fu versata, ero serena.
Ary
(dedicata ad una persona che non ho mai conosciuto)
Non ci fu bisogno di parole
Era giorno quando aprii gli scuri
della finestra.
Il sole spiccava il suo
irriverente saluto senza chiedere il permesso.
Mi stropicciai gli occhi e mi
stiricchiai con i genitali in bella vista.
Che bella giornata riempita di
canti di uccelli felici.
Infilai gli occhiali, presi dal
comò, per gustare meglio i colori del mondo.
Erano caldi e densi come quella
cioccolata che cola lungo la banana quando la immergi in quel liquido caldo ed
invitante.
Sentivo il profumo del mosto
appena spremuto, mentre un aroma di caffè riempiva la stanza.
Scesi in cucina.
Lei era là, davanti ai fornelli,
con indosso solo un grembiulino da massaia disattenta.
Praticamente era nuda.
Come del resto ero io, mi ero
dimenticato di infilarmi qualcosa.
Lei si girò.
Non ci fu bisogno di parole.
L'estate entrò in cucina con tutto
il suo splendore fatto d'indomite onde di mare e ghiacciai infuocati.
il tavolo accettò con piacere il
peso di due corpi avvinghiati in un unico interminabile amplesso.
Non ci fu bisogno di parole.
Soprattutto quando entrò suo
marito!
Ary
Sullo sfondo del cielo
Sullo sfondo
del cielo
era grigio quel volto senza requiem.
Miserere al tocco di un santo.
Eppur di notte l'oscuro mistero
si palesa nel chiostro dell'altrove.
Volo di farfalle libero
come lo spirito di chi muore per un pensiero,
di chi vive per un ideale,
e si illude di un desiderio.
La sposa dei mille rancori è sempre triste
perché non sa distinguere il bello in mezzo ai belli.
Ed il fantastico di essere morta.
Usa l'odio come cosmetico
e l'amore come straccio
fingendo ricordi che non ha.
Il mondo è agonizzante.
La vita è nell'ultima spira entropica
Potrà un sole malato scaldare ancora?
Ary
LA MORTE DEL
GIOCATTOLO
Vivo,
ero vivo.
all'improvviso mi trovai vivo!
Calci, capitomboli, piroette.
Vivo, in
mezzo ai vivi.
Eppure
rimango solo un giocattolo.
Questo pensavo mentre il mio
padrone si divertiva a colpirmi con la fionda.
Una volta non sentivo nulla, non
provavo dolore, non esistevo.
Ora sento ogni colpo, ogni scherno,
ogni male.
Vivo, in
mezzo ai vivi.
Eppure sono solo un gioco, un
passatempo che un giorno finirà in una discarica.
Ma perché ora odo i suoni, vedo la
luce, sento gli odori.
Fame.
Ma cosa
mangiano i giocattoli?
Devo
chiederlo a qualcuno.
Hei tu, lassù mi senti?
Ho fameeeeee!
Niente.
E questo
rumore cos'è?
Il cane. Oh no!
Lasciami, lasciami maledetto sacco
di pulci!
Oh ecco,
ma dove mi ha portato?
Non sono più in casa.
Ora il bimbo mi cercherà e mi
troverà.
Ho sempre più fame e sete!
Ma cosa
bevono i giocattoli?
Ora è buio, vedo le stelle.
Vedo l'infinito.
Tutto intorno svanisce
I rumori si attenuano, non sento
più fame.
E così
che muore un giocattolo?
Ary
Mangiò la pizza, i sofficini e
ruttò.
Ary
Ciao IGOR
Eri l'amico che non c'è
l'angelo sognato
un eroe dimenticato.
Eri il sogno svanito
l'essenza del bene
il dono più ambito.
Rimani l'esempio più umile
per noi piccoli bipedi
dal cuore malato.
Ary
AVREI
VOLUTO
Avrei voluto scrivere di cose belle, lieti e felici,
dove lo Zampino di Dio disegnava solo fiori e arcobaleni.
Mi ritrovo invece a chiedermi ancora una volta perché.
Perché... Alcune parti del mondo devono patire catastrofi più delle altre,
Mi ritrovo a chiedermi: Se esisti, perché permetti tutto ciò?
Libero arbitrio?
E la gente intanto muore, stritolata nella morsa di un Dio forse distratto.
Ed io, povero piccolo neo che si arrovella, illuso di essere qualcuno,
non posso far altro che guardare impotente.
Ed allora mi suggerisco una risposta che non esiste, un perché che non ha
verità.
Avrei voluto scrivere di come un incubo finisce
per una persona sull'orlo della disperazione.
Una persona che ritrova il suo posto nella società, ma quale?
Invece mi ritrovo a considerare la mia pochezza di fronte a chi ha perso tutto.
Non una, dieci o più, ma centinaia di migliaia di persone uguali a me.
No, io sono quello fortunato. Io vivo qui...
Non sono né un siciliano alle appemdici dell'Etna,
nè un campano che vive sul Vesuvio.
Non vivo ad Haiti e non rischio che Dio lasci che la mia casa crolli sopra i
miei figli.
Avrei voluto gioire in questi giorni ,
invece posso solo piangere un perché sconosciuto.
Ary
Le nostre campagne d'inverno
sono le nostre campagne prese al momento
giusto:
la
nebbia che leggermente sale dai campi con il sole ancora alto
ma
quasi al tramonto
il cielo limpido e il riverbero della neve
con i colori della terra d'inverno;
il casolare sembra un quadro vero?
Niente è più stupendo dei colori quando sono
originali.
Ary
ALL BY MY SELF
Tutto da me stesso con infinita consuetudine
di errore in errore sempre testardo
morendo mille volte e rinascendo sempre fedele a me stesso
caparbio a lottare contro i mostri del sacro sapere
contro le lotte impari di un moscerino contro il vento.
Tutto da me stesso come sempre solo, di fronte
alla maschera dell'ignoto domani.
In fondo alla strada troverò un muro bianco
mi arrampicherò ancora perché non sarò domo
neanche davanti alla comare secca.
Che sfido ancora una volta prendendo per il bavero il mio destino
urlando la rabbia verso il male.
E le lacrime saranno solo un ricordo di quando ero giovane
E saranno un rosolio per i giorni che verranno
Tutto da ma stesso e niente più.
Ary
STO CERCANDO...
Sto cercando di fare a meno di te
con mille ricordi che entrano in ogni viso che ti assomiglia
come quelle onde che ghermiscono un bagnasciuga arido
come arido sta diventando il mio cuore
Ary
Il bambino che è
in me
Ora, in questo momento.
Mentre le note di una voce new
age
regalano all'aria la sua
nostalgica atmosfera
sento di scrivere di ombre e di
gioie.
Insieme al riverbero di un
sogno
specchiato nell'oasi
dell'infinito
mi ritrovo di dolori vecchio
dentro
e bambino.
E così dentro di me ti vedo
indifeso con occhi di cerbiatto
e forte sul greto di un fiume
bislacco.
E così ti scrivo, bambino mio
che vivi in me
come una perla nera
invisibile ai venti e ai mari.
Come un arcobaleno
la cui luce è vita e
spensieratezza
dentro un macrocosmo di
illusioni e gogne
Sorridendo alla vita con le
gote asperse.
Si, sorridi al mondo, bambino
mio,
che invano cerca la tua ombra
per divorarla
ignorando, quanto sole ci sia,
in quel dolce sguardo forse mai
nato.
Ary
CAMPANE NELLA NEBBIA
Ancora una volta
rimbomba
nella nebbia la campana.
E ciò che si apre
nel grigio gelo del mattino
è tutto quello che vedo.
Ancora una volta
in mezzo al nulla
nella nebbia della vita.
Ary
RAPTUS
Prima era il nulla.
Firmato: Dio
Ary
Pinocchio
Il mondo è davvero
strano:
spesso è quando smetti di mentire che non vieni più creduto.
Ary
UNA
SCUSA...
Cercavo una scusa per morire
ne ho trovate cento per vivere
Ho cercato una scusa per vivere
ne ho trovate cento per morire
Ary
RIVERBERI
Ieri guardavo dentro il
riflesso di una pozzanghera
e vedevo la speranza in ogni riverbero
oggi guardo nel riflesso di un
lago e vedo solo il nulla
allora mi chiedo
cosa era vero: quello che ho
provato in momenti di abbandono della realtà
o ciò che la stessa realtà mi ha donato ogni giorno?
Cosa chiedere al domani oltre
al solo fatto di esserci?
So che il segreto è vivere la
realtà del giorno
tenendo in un angolo del cuore il riverbero di un sogno
ma come sarebbe bello se per
una volta quel riverbero divenisse realtà.
Emozioni, forza del sentirsi
vivi,
come sabbia rubata dall'onda sulla battigia mai ferma
ogni giorno trascorre veloce
come un missile lanciato verso la morte
fermarsi non è possibile non
esiste il presente perché non si può fermare.
Non esiste il tempo perché non si può fermare.
Esiste solo lo spazio di un sussulto emotivo
E' così che amo la vita
è così che vorrei fare l'amore
Ary
Summertime
quando vedo nella foschia il tuo ricordo
vestito di una goccia di sudore
sento il tuo corpo sopra il mio.
E di notte mi rigiro stropicciando il lenzuolo
odiando
il me stesso vestito di nulla
toccando il mio sesso senza pudore
quando vedo nella foschia della calura
il tuo sorriso
so, che mi pensi ancora
Ary
E
lì, ti uccido
Quando vedo nell'ombra il contorno di un sogno
prendo per mano il mio cuore e lo porto nel buio
Perché
i sogni vivono solo lì
E lì, li uccido.
Prendo dei sogni il sangue e ne faccio bevanda
per la mia sete di dolore
perché la passione è rossa come il sapore del sale,
E lì ti uccido amore mio.
Ary
Aforysma di serie b
se qualcuno
pensasse davvero che io sia poco intelligente
non perderebbe tempo a farmelo notare
Ary
PENSIERO DELLA
DOMENICA
Asserire spesso che
esiste la libertà di opinione
o che gli uomini hanno pari diritti e doveri di qualsiasi razza siano,
significa solamente che non siamo liberi
e che siamo ancora razzisti.
Ary
DUE COSE (AFORYSMA)
Due cose non finiamo mai di imparare:
La prima è saper gioire di una vittoria, la seconda è saper accettare una
sconfitta.
Ary
PS: Ciao Egidio, hai vinto tu.
Egidio è spirato questa mattina alle 10:00 nonostante tutti i ns sforzi.
Sulle bianche scogliere di Dover
Era un giorno come tanti,
dove il sole spirava i suoi raggi
creando luce e ombre sulle scogliere di Dover.
Osservavo
il lento incresparsi delle onde
infrangersi sulla battigia
di sassi,
mentre a metà strada tra vita e morte
impassibili gabbiani dimoravano i loro
nidi.
E non mi accorgevo della salsedine che mi
corrodeva la pelle
infilandosi nelle rughe come resina di pino.
Assaporavo il vento a bocca aperta
su quel bianco dirupo a strapiombo sul mare.
Enorme il richiamo sul mio istinto bloccato,
ammaliato come in un sogno
il cui Icaro destino è stato
preannunciato.
Ci sarebbe voluto davvero poco a farla
finita,
solo un lasciarsi andare ad occhi chiusi in
un volo di farfalla cieca.
Ma il sole bruciava,
il vento spirava
ed il mio cuore ancora batteva.
Ary
IL SASSO
...PESANTE
Ary
Il vagabondo
Immaginifico esemplare di maschio adulto
Vestito di un broccato pieno di lussuria
Additava l’immenso sognando di essere cometa.
Vagabondo tra le galassie
incontrava sperdute meteore dagl’occhi di ghiaccio
Che scioglieva al solo sguardo.
Infine giunse laggiù dove morivano le stelle prese fiato e disse:
- Eccomi, sono qui, prendete il mio corpo e straziatelo,
per quel che ne rimane.
Mangiatemi l’anima a morsi, e sputatene il seme sul cosmo.
Solo una cosa non potrete mai fare:
cancellare il mio nome dalla volta del cielo. -
E di ignoto candore, algido istante di vivida luce, nacque il bacio.
Ary
Cara la mia vecchia Milano
Cara vecchia Milano, fatta di porfido e lamiera di tram
deragliati, dove il selciato incontra la gomma stringendo alleanze tradite…
Cara vecchia Città dove vidi per la prima volta la luce tra le rotaie d’un
treno dimenticato e gli orti nati sulla massicciata della ferrovia. Cara la mia
vecchia contrada fatta di passaggi a livelli chiusi e scale ripide, di
sottopassaggi malsani e tombini pericolosi. Cara la mia strada incorniciata tra
due marciapiedi per biciclette troppo grandi e di passanti vittime della
fretta.
Cara Milano abbandonata a te stessa e ripresa mille volte
senza mai incedere di un solo passo verso la grandezza.
Calpestata e vilipesa da stranieri arroganti che
scapperanno dagli scuri gendarmi.
Cara la mia vecchia Milano
perduta tra i suoi navigli nascosti e ritrovata nei fasti di guglie
presuntuose, tra arte palesata senza ritegno e sgorbi di cemento disegnati da ingegneri
pazzi. Cara la mia Città che ho tradito io stesso per una vita di respiri meno
pesanti, ma aggrondati come obsolete antenne televisive. Città da bere di sera
morendo nel suo frenetico orgasmo.
Ary
AFORYSMA
A volte la felicità è rinchiusa dentro
una lacrima
bagnata da un sorriso.
Ary
Chiamala ancora se vuoi...
Ti ho incontrato sul mio cammino
eri insidiosa ed accattivante
come solo tu sai essere.
Ti ho conosciuto nella notte e nel giorno
come canto di sirena
e allo stesso tempo paura d’esistere.
Eri armonia di colori e suoni
di calore e di ghiaccio eri
come solo tu sai nascere.
Sei stata mia e chissà
di quanti altri.
Sei stata via e chissà
se mai avrai altri.
Impudica amante, bramata e sognata
come austero ricovero del mio io ferito.
Ti lasciato sul marciapiede della vita
Sola
sguarnita e
sgualcita senza mai sconfitta essere
Ora puoi finalmente volare
senza timore
Ora sei solo impalpabile, fluttuante e
libera....
Chiamala ancora se vuoi..
Un’ Emozione...
Ary
L’ordine degli
opposti
Fallito ogni anelito
sogno il mio respiro
perduto nel suo vagare
ché generoso è stato il dare
destino nel cielo che ammiro
ad ogni sera il mio alito
Opposto a te Eraclito
offeso nell’ultimo giro
non mi rimane che il mare.
Ary
Non importa
Non importa se queste note che viaggiano nell’etere
mi portano via verso mondi lontani,
non importa se l’aria magica del brumiro
mi rapisce verso mondi che non conosco.
Non importa se questo mio stare così,
come appeso ad un filo non viene compreso, e....
Non importerà se rimarrò ancora una volta solo
verso quell’irraggiungibile meta,
perché ho conosciuto ancora una volta cosa significa "sentire",
anche se è stato solo un istante nell’infinito spazio di una vita.
Ary
Nel Vento
Alto sopra onde
di vento mai viste
Preparava il suo volo
Il nido era
ormai giunto alla sua naturale entropia.
Poche cose ancora da aggiustare
Altre da trovare solo il giusto modo
Fili da comprendere,
Fiducia nelle ali da raggiungere
Due le cose più difficili.
Mettere insieme
tempi e luoghi, sogni e desideri
senza creare una frattura tra il bene ed il male.
Nel naturale evolversi del tempo, che richiede
pazienza saggezza, ma soprattutto fiducia.
Ary
COSA SEI
Lenta inesorabile
ti sento avvicinare
vorace ingoi ogni cosa
dalla più piccola
alla più importante,
non sei visibile
sei come il vento
che erode le cime
e come la risacca
che sgretola la riva,
ciò che si costruisce
in lunghi anni di lotte
distruggi in un baleno,
non hai nemmeno un nome
né un perché ben chiaro
hai una singolare caratteristica:
assente sei la madre di ogni illusione
presente sei condanna senza speranza,
non sei nemmeno uguale per tutti
neanche la morte
è certa di vincerti,
lavori discreta
e quando esplodi ogni cosa
intorno comincia a morire
ma non sei un ordigno
neanche un tifone
non sei un sisma sotterraneo
nemmeno un'alluvione
cosa sei?
Sei la forza negativa
del male.
Ary
SEMPRE
Ti immagino sulla mia pelle
con la morbidezza di un sogno
ad accarezzarmi lieve ad ogni mio respiro
Ti sento nella morbidezza di un incanto
avvolgermi come solo tu sai fare,
sei favola della notte che soddisfa il desiderio
ed ogni parte di me è in te...
Sempre.
Ary
(dedicata a ... il mio pigiama)
IL
MIO SOGNO
il miosogno è ritirarmi in
una cascina
lontano dal mondo
tecnologico
in mezzo a piante ed
animali
vivere dei prodotti della
terra
e di qualche animale che
Iddio ci ha donato per nutrirci
mi piacerebbe svegliarmi
al suono del gallo
prendere in mano il primo
raggio di sole e farlo mio
bere la prima goccia di
pioggia nei giorni grigi
e sentire l’odore della
terra bagnata che si asciuga al nuovo sole
vorrei riempire le tinozze
di latte fresco appena munto
farne tesoro
Invece sono qui seduto di
fronte a quello che ho sempre fatto finta di capire ma che dentro di me non ho
mai ammesso
sono qui con un presunto
destino per un fine senza un reale scopo
cosa mi rimane se non
aggiustare i cocci di una vita rotta dentro
senza l’ausilio di un
adesivo consistente
cosa mi rimane se non bere
le mie stesse lacrime
come fossero l’unica cosa
salata e con gusto
di questa arida terra
eppure, dietro quella
falsa chiesa issata dall’uomo
si erge la sacra dimora
del cristo immolato
che ho bestemmiato e
offeso senza essere degno nemmeno del Suo perdono
ma che, se abbasso gli
occhi su me stesso, posso ancora ritrovare.
Ary
SILENZIO SULLE GRIDA
Sempre più umili
siamo sabbia di mare
mentre scricchiola il creato
sempre più piccoli
nel silenzio sulle grida
quando il tempo ormai è passato
gente con il cuore grande,
in divisa sotto un casco
sei morto dalla fatica sfinito
hai donato la vita
a ciò in cui credevi
ed una cosa sicuramente hai lasciato
il mio grazie di essere italiano.
Ary
E’ solo un pensiero dedicato a Marco Cavagna, il vigile del fuoco
deceduto inello svolgimento delle operazioni di soccorso alle popolazioni
terremotate di L’Aquila.
LA VITA
la vita non è tutto quello che si vede e si fa,
tutto quello che si sente o si'incontra.
La vita è tutto il resto.
Ary
LA META
Arriverò dove
nessuno è mai giunto prima
per accorgermi che non sono mai partito.
Ary
AD UN SIMBOLO PERDUTO
Spesso eri arrufatto
incolto e disordinato
a volte dimenticato
Eri simbolo di stato
di rabbia respirato
per questo eri nato.
Ora sei morto ammazzato
giaci a terra di lato,
di netto ti ho tagliato.
Era il mio codino, un amico che mi ha seguito per qualche anno, durante i quali
la mia vita è stata allo sbando.
Ora è finita un'era. E' tempo di riprendere la strada giusta, quella maestra,
piena di gioie da riscoprire in ciò che si vede davvero intorno,
accantonare i sogni e lasciare che le emozioni restino ad insegnare che quel
simbolo di libertà, che ora giace per sempre su una piastrella di terracotta, è
stato solo un veicolo verso un migliore futuro.
Ary
Il pianto
le sue mani bagnate
con quelle rughe antiche
sulle quali occhi spenti stavano.
E grigi i capelli a scivolare
disegnando impossibili pieghe
nella memoria di un tempo passato
Il profumo di sapone
ancora nell’aria
la sua lisa camicetta bianca
Di pizzo, quello di una volta
su un grembiule a fiori
annodato dietro la sua curva schiena
Moriva il suo pianto
sul ricordo di giorni andati
nel triste spazio di una sedia da cucina.
Ary
"ricordando una nonna"
L’invereconda gioia degli stolti
Canti di sirene maledette
voci senza requiem
di corvi sull’asfalto del creato.
Corse frenetiche per giungere
alla partenza del viaggio
e fermarsi perché senza fine.
Antico silenzio che regna infame
nel cuore della marionetta spezzata
presenza di colori senza tinta.
Scrostare sangue da rattrappite emozioni
come residui di un desiderio
morto dentro il fazzoletto di carta.
Invereconda gioia degli stolti.
Ary
Perché le donne
sono più intelligenti degli uomini?
Finalmente
svelato il mistero che attanagliava migliaia di studiosi, filosofi e
scienziati.
Di prossima pubblicazione su tutte le riviste specializzate nel settore uscirà
finalmente la spiegazione che tutti noi esseri normali aspettavamo da tempo.
Perché le donne sono più intelligenti degli uomini?
Secondo un’equipe di illustri personaggi che per ovvie ragioni intendono
mantenere l’anonimato il tutto è riconducibile ad una semplice azione naturale:
la minzione.
Mingere significa urinare. Nello specifico è il modo di urinare che ha
determinato nel corso dei secoli un potenziale intellettivo maggiore nelle
donne piuttosto che negli uomini.
Segue descrizione dell’atto e spiegazione.
Per mingere la donna deve compiere una serie di operazioni differenti da quelle
dell’uomo.
In dettaglio:
La donna deve:
entrare in bagno, chiudere la porta.
L’uomo entra in bagno e quasi mai chiude la porta.
Prima conseguenza: l’uomo è condizionato inconsciamente dal fatto che ha
lasciato la porta aperta e quindi non è tranquillo.
La donna esegue le seguenti operazioni: abbassa la tavoletta, la pulisce, si
abbassa gli eventuali collant, eventualmente si abbassa gli slip (la sequenza è
arbitraria) e inizia a mingere rilassandosi. Alla fine probabilmente si asciuga
con la carta igienica e sempre a discrezione si lava le mani prima di uscire
dal bagno.
L’uomo deve: alzare la tavoletta, abbassarsi lo zip o slacciarsi gli eventuali
bottoni, scostare gli eventuali slip o trovare l’apertura dei boxer, tirare
fuori l’arnese. E cosa più importante la donna non deve preoccuparsi di ferire
l’arnese con la zip quando è giunta finalmente l’ora di riporlo al calduccio.
Durante la minzione la donna non deve pensare a: centrare il buco, cercare di
non schizzare nonostante la pressione dello scroscio sia di cento atmosfere
circa, ricordarsi di eseguire la scrollata finale senza fa uscire gocce dalla
tazze per evitare che qualche goccia macchi lo slip. E tutto questo tenendo in
mano l’arnese che costituisce il 90 per cento della sua ragione di vita. Il
rimanente 10% è costituito dalla birra conservata nel frigorifero.
Ne consegue che: la donna in quei 30/40 secondi di completo relax può pensare
ai massimi sistemi, alla vita e può pianificare meglio la giornata. L’uomo
invece non ha questo vantaggio.
Inoltre se sommiamo le volte che la donna va in bagno rispetto all’uomo, e ciò
si nota durante un viaggio o al cinema dove i bagni femminili sono sempre
regolarmente pieni., si deduce che la donna pensa molto di più dell’uomo, per
cui il suo cervello migliora con l’aumentare dell’età.
L’uomo invece peggiora e regredisce sempre di più.
Alla fine come naturale conclusione di questa dissertazione pseudofilologica,
per tentare di riguadagnare il terreno perso si consiglia all’uomo di eseguire
la minzione stando seduto come la donna.
Vantaggi:
1)
recupero di
tempo da utilizzare, come fa la donna, per affinare le capacità intellettive
eseguendo elucubrazioni più importanti del semplice pensare a non schizzare il
pavimento.
2)
eliminazione
del solito rimprovero della moglie o della eventuale compagna.
Il punto 2 vale
due birre….
Ary 09/03/09
CINZIA
ED IL MONDO DEGLI UOMINI
Correva l'anno 20820.
Da migliaia di secoli l'uomo non era più come una volta e fra poco non sarebbe
più stato.
L'infinito era ormai diventato finito.
Allora Dio, come ultimo tentativo, decise di ritornare sulla Terra.
E si rifece uomo.
Nacque in un vecchio Collider. Un acceleratore di particelle abbandonato
da secoli.
Per risparmiare tempo, visto che di tempo non ce n'era più,
nacque già di 33 anni.
Uscendo dal laboratorio, sul lastricato di berillio illuminato da un sole
artificiale da 400 megatoni, ebbe il suo primo incontro.
- Donna... - Chiamò.
- Sono Dio e siccome non ho tempo di fartelo credere raccontandoti la mia
Parola te lo dimostro subito.-
E rifece davanti all'uomo tutti i miracoli che già una volta, 20819 anni fa,
caratterizzarono la sua prima venuta.
Ma per ognuno di essi quella donna trovò un difetto,
sebbene fossero miracoli.
Tutti tranne uno: l'ultimo.
Dio, che già stava per ritirarsi sconfitto ebbe un'illuminazione e chiese:-
Come ti chiami figliuola?-
La donna rispose: - Sono Cinzia, naturalmente! Come fai a non saperlo se sei
Dio? -
- Certo che lo sapevo, - Rispose Dio - Ti ho creato io.
E so anche il perché non hai criticato l'ultimo mio miracolo -
- Perché? - Chiese incuriosita Cinzia.
- Perché ora so cosa potrà salvare questo mondo.
- Cosa, cosa? - Chiese ancora Cinzia, che davvero questa volta non aveva nulla
da aggiungere.
- Il mio "sorriso" -
E così dicendo il volto di Dio si illuminò.
E tutto il mondo cominciò a cambiare, gli alberi a rinascere,
i fiori a sbocciare.
Ary
Volete sapere qual'e stato l'ultimo miracolo che la donna non ha criticato?
"Una semplice stretta di mano sincera tra Cinzia ed il mondo degli
uomini"
(Ogni riferimento a fatti o persone reali non è puramente casuale) :-)))
L’abbandono
Rimango a guardare la tua luce accesa
muto, giudicato senz’appello
nudo di fronte al mio io
Ary