Aggiornamento Poesie, 6 marzo 2009
Aggiunti 33 scritti:
Per l'otto
marzo
Ti trovo dietro ad ogni angolo
sotto ogni sasso su cui inciampo
piegata alla vita di ogni giorno
come spiga di grano mietuta.
Ti trovo infinita ed indivisibile
dentro il tuo sconfinato animo
nel tempo in cui sei cresciuta
amata ed invidiata.
Ti trovo perduta nel deserto
degli inutili perché
vestita dei tuoi sogni
assetata di giustizia
E non sanno che è impossibile
distruggere la tua anima
imprescindibile condanna
di essere in questo mondo donna.
Ary
("Per l'otto Marzo" è dedicata agli uomini che pensano sia
indispensabile ricordarsene "solo" una volta l'anno)
La tua Poesia
E quando ti sembra che l’eco delle tue parole
rimbalza dentro il tuo sentire
E quando vedi che le ombre della tua vita
avvolgono il tuo umile stare
E quando...
Quando la vita ti opprime
con le sue catene i cui anelli sono i sentimenti perduti....
Quando guardi al giorno che hai di fronte
e vedi solo una chiesa farcita dall’ipocrisia
E quando...
Quando chi ti apre lo sportello lo fa solo
perchè teme che li sfrisi l’auto
E quando non sai più rispondere
alla domanda: "chi sei?"
E’ giunta l’ora
e’ arrivato il momento.
Fai di ogni verso il tuo tesoro
prendi la tua vita e donala a te stesso.
Questa sarà la tua Poesia.
Ary
Il sorriso
“Il sorriso è quel piccolo movimento del
viso che regala amore”
Ary
Titolo: Giannina
Sottotitolo: L’urlo del manzo.
Aprì gli occhi, ma faticò a mettere a fuoco.
L’oscurità divorava il suo sguardo.
Un odore acre colpì le sue narici.
Cercò di ricordare l’ultimo pensiero prima di addormentarsi.
La sera prima aveva concluso un ottimo affare con quelli del macello.
Aveva venduto Meggy per un’ottima cifra, ed a niente
erano
valse le lacrime di Giannina la sua figliastra.
Meggy era l’amica del cuore di Giannina,
ma lui non se ne curò
affatto ed anzi aveva rinchiuso Giannina nello
scantinato.
La piccola singhiozzava ancora ed ora lui credeva di sentirla.
Ma ora dove si trovava?
Provò a girare la testa ma finì con lo sbattere contro la parete di
legno; si girò dall’altra parte: stesso risultato!
Provò a muoversi in avanti, ma si sentì immensamente goffo, pesante.
Improvvisamente si aprì una porta e la scena che vide lo raggelò:
un’infinità di animali giravano impazziti appesi ai ganci
gocciolando un liquido rosso che, guidato con dei canaletti, riempiva
una tinozza.
Fu trascinato fuori dalla gabbia, guardò in basso e trasalì:
invece dei suoi piedi vide due zoccoli scalcitranti.
Realizzò.
Provò a gridare, ma dalla sua bocca bestiale uscì solo un muggito.
L’uomo davanti a lui estrasse una pistola e mirò alla sua testa.
Giannina, nel frattempo, correva felice in groppa
alla sua Meggy.
(…transfert?…)
Ary
PS: Il modo di allevare ed uccidere gli animali spesso è troppo
cruento e crudele.
I veri
aguzzini
Un lamento: oggi tocca a me.
Mi hai coperto il volto
non per farmi un torto
neanche per farmi ancora più paura,
bensì per non sostenere il mio sguardo:
temi di vedere riflesso il tuo
perché sai quanto sia aberrante.
Un lamento: oggi sono qua io a soffire
Mi infliggi il terrore con le armi del tuo credo
ammazzi i miei concittadini e i miei figli innocenti
Ti nascondi.
Non per poter colpire meglio
neanche per devastare il mio mondo,
bensì per non saper fare altro
perché così ti hanno insegnato.
Ora siamo qui, tu davanti al tuo Dio,
io davanti al mio.
E ci accorgiamo ora che è lo stesso Dio
un Dio che abbiamo rinnegato per uno scopo
imposto da altri.
I veri aguzzini non sono quei soldati che sono stati addestrati e
convinti ad uccidere per un causa giusta.
I veri aguzzini non sono i Kamikaze che sono spesso obbligati
e plagiati. I veri aguzzini sono quelli che stanno seduti nelle
poltrone di pelle, sono coloro i quali decidono che dovranno morire
migliaia di vite a vantaggio di pochi e che la notte, spegnendo la
luce, riescono a dormire senza incubi.
Ary
Empietà
La musica è sempre al massimo;
entra dentro divorando tutto come un mostro le cui fauci sono fameliche ed
incontentabili.
Si nutre delle mie carni come fossero burro fuso con lo zucchero.
Dolce e antico, è il sapore del latte appena munto; quello che ti esce dalle
labbra,
sperma di un dio bastardo che annienta il dolore del tuo essere uomo tra le
urla di mille anime inutili.
E sai che la vita finisce come un maglio contro le ossa dei mostri che tu
stesso crei e distruggi oggi giorno.
E non sai che la mannaia che hai alzato sopra la tua testa
è la spada di Damocle che schiaccerà il tuo putrido corpo fino a scomparire nei
meandri dell'occulto nero.
E gridi, infame che non sei altro,
a colui che nacque macchiato dal peccato e che vorresti cancellare con un solo
gesto,
quello d'amore vero.
Quello in cui hai creduto come essere dannato senza nome né patria,
senza arte né ardore per un mondo che brucia sotto i tuoi inutili sforzi di
essere umano.
Solo il dio dei millenni saprà perdonare,
capire cosa ti spinge a continuare, senza assaporare ciò che esiste nelle mille
domande perse.
E’ al solo sentire di un suono lontano rinascerai ancora,
con la speranza di non morire tra gli inutili sbadigli della dea madre.
Ah, essere stupido, come puoi pensare che
sei giusto,
quando di sangue è empio il tuo spirito fatto uomo?
Ary
L’ultimo faro
della sua vita
Ridotto ad una scarpa bucata, senza nemmeno un tacco su cui atteggiarsi, girava
per il porto.
Osservava le navi ormeggiate in balia delle onde.
Chiglie senza oblò, rande e gomene su cui attaccare l’ultima speranza di
salpare.
Il faro che illuminava a stento l’insenatura, cosparsa da scogli aguzzi,
proteggeva gli stolti dai mostri immaginari.
E osservava le increspature dei flutti sulle piccole onde che morivano sul
pescaggio delle imbarcazioni.
Riflessi vestiti di luna, la cui vita dipendeva dalla durata del sereno.
"Come potrebbe essere.." Si chiedeva, "partire per posti
sconosciuti, abbandonare la terra per il mare.
E vivere di sole."
La luce che incontrò una sera forse era quella dell’ultimo faro della sua vita.
Per questo forse ora lui si
lasciava morire.
Ary
Il sottofondo
...C’è un sottofondo
al di là delle parole e dei suoni
che mi prende dentro
e
mi trasporta lontano
in nebbie di lacrime critallizzate dal sole
tra un pianto di luna tradito
ed un sorriso di stella bagnato...
Quel sottofondo sei tu
che mi manchi.
Ary
Il sottile amare
Quante volte
nudo ancora dovrò restare
vittima e giustiziere
isole finte che non sanno volare
Quante volte
ancora dovrò fingere
di ascoltare il mare
e bere lacrime mie amare
Quante volte ancora
a sognare dovrò rinunciare
sole e aria da respirare
per poi del nulla morire
E del giorno il tempo scrivere
su queste pagine fatte di niente
come il sapore della gente
profanate dal sacro da bere
E della sera temere il colore
e più della notte l’arrivare
senza aver potuto altro fare
che di nascosto il sottile amare.
Ary
Eh, sì,
ma sì
Eh, sì.
Stringo con impeto il mio respiro
affogato nel cuscino rimasto pulito,
Mai usato.
E scarto l’ultimo sogno perduto
donando la carta regalo
al presente che verrà.
Ma, sì
sfugge come vento l’asciutto stare
tra il grigio degli anni in frantumi
tra le dita di un mostro nero.
Ma il suono è fatto di luce
l’ombra è fatta di suono
rosso ora il mio essere.
Ary
Ciao Eluana
- Svegliati
Luana!- Gridano.
- Svegliati! Ti vogliono uccidere -
Ma Eluana è morta 17 anni fa.
- Dormi Eluana - O meglio - Continua a dormire. E
forse a sognare di
essere sveglia.-
Pensa Eluana. A noi che leggiamo e che viviamo, a
loro che spengono la
tua "non vita". Pensa a tuo padre che merita la pace che solo tu, con
l’amore che esprime la tua morte fisica, saprai dare.
Ciao Eluana
Ary
Una ruga in più dentro l'anima
Gratto con le unghie il tempo che mi rimane,
fatto di stelle malate e confetti di brina,
fra poco sarà l'alba di un nuovo giorno.
Un ciclo inventato dall'uomo, per contare quanti passi,
quanti respiri e quanti battiti gli mancano alla fine.
Onde di mare in mezzo alle quali barcamenarsi tra mille flutti,
dispettosi come l'indole di certe donne.
Comincerò da zero a costruire un ponte sul mio arcobaleno ferito,
sarà fatto di stracci stirati a mano,
collane di corda che un tempo erano cappi,
scarpe dalla suola consumata per aver camminato troppo sulle pietre.
E colorerò ogni parola con le gemme del domani
fatte di speranze appassite come mazzi di peperoncino rosso fuoco.
Sarai ombra dentro, pioggia sopra, sole sotto di me.
E mi accorgerò di avere una ruga in più dentro l'anima.
Ary
Aforysma
"Quello che fa grande un uomo non sono le sue
vittorie, bensì le
sconfitte che riesce ad ammettere".
ary
Sapore di morte
E prendo il tuo corpo
lo rivesto di carta oleata
per conservarlo meglio
dentro la bara di cristallo
tempio del mio adorare devoto,
quel che eri e potevi essere
tarlo senza tempo
che vive nelle bende della dea
mummia senza vita
di un anno sempre bisestile
e gridi del cosmo tuo nemico
e oceano tuo sogno
per un immenso volo
tra mille candele spente.
Sa
di morte il tuo nome.
ary
Non c’è
pane
Non c’è pane
in casa
in questo stretto cunicolo che è diventato il mio stare
tra mille anfore piene di tutti i mali del mondo
come pandora apro il coperchio
e trovo solo schegge di vino rosso come sangue
e bevo lacrime di rame
cobalto viola per dinosauri del tempo
che vivono arte senza requiem
per un non morto
senza pace per un non vivo
e sarò olfatto per le tue narici
colore per il tuo vedere
nota di zolfo per il mio sentire
argo e fuoco senza orgoglio né dio
per l’infinito vivere
Ary
Senza paura di morire
Prendo il sale e lo cospargo su ciò che di insipido
rimane nella mia vita.
Iniziai a farlo quando il tempo cominciò ad oscurare l’orizzonte.
Fatto di mille aurore piene di volti senza perché e cinghie di seta.
La carne era rancida dentro quel cuore fermo.
Fermo come una palla da bowling finita dentro il canale.
Fallita la meta.
Eppure ho preso il lembo di quel vestito
il cui orlo appare finto come quegli’abiti di scena
dove la cravatta non ha un nodo vero.
Finta come quella poltiglia di sugo che vendono come ragù
e salti tra mille scene già viste, senza arte né parte, senza crune di aghi.
E mi stanno lacrimando le ginocchia
gridando stanche il loro vuoto ricordo
di giorni inverosimili, tanto erano belli.
E fino in fondo interamente non vissuti per paura.
E dentro quel cuore cosa c’è se non urla disumane?
Solo
angosce di solitudine senza paura di morire.
ary
Fulmine in pieno stomaco
straccia le carni
ruba la vita
e l’amore
per quel che resta
insegna la strada
redime
sgretola addosso macigni di solitudine
apre in due e si ciba del nulla
che il suo non basta
sebbene grande sia questo cielo
false idee
travestite da umili parole
predicano saggezza
come fossero briciole
per piccioni
e ha ragione chi nel fango non ci vuol stare
se ha dell’acqua pura da bere
chi ci mette il cuore
conscio che ogni battito è prezioso
se del mio devo farne a meno
vinto da questa illusa vita
non negherò all’orca selvaggia
la sua preda:
ormai nulla ha più senso per me
ary
Scoglio
sotto la pelle
Sotto la pelle
dell’uomo scoglio
nelle
tenebre dei re come scandaglio
sabbia setaccio di solitudine
inquieta
fino a
soffocare con parole e seta
Torpedine dai denti appuntiti lasci senza
voce,
chi ti chiama pura essenza
calore, chi
ignaro sempre ti adora
lacrime, chi illuso speso ti ignora
Sei regina di ogni furia
empia
di odio e di lussuria
contro
ogni forma di pace
doni
il sorriso gretto e mendace
Sei divina arte, tormento e dolore,
che di ogni finita storia d’amore
gioia senza madonna
dipingi solo un nome di vera donna
Ary
(Dedicata alle donne)
Natale 2008:
la campana suona ancora
Parenti dagli sguardi muti
affondo il palmo delle mani
senza respiro di un trenta-due
immobili gli occhi nell'assoluto
caldo sempre meno, sempre meno...
Urla disumane
domande senza risposte
carrozzine spinte da mani stanche
Porte chiuse
visi incollati a vetri
Attese snervanti
posti terminati
i guanti di lattice scottano sulle mani
il dolore aspetta in fila
La campana suona ancora.
Ary
Dedicato a molti di noi
"ho sempre paura
che prima o poi la Poesia si ribelli,
ma credo che nella sua infinita accoglienza
ci sia posto per ogni parola che sia emozione".
Ary
Piccole rime di un inverno
Al quinto capitolo della mia vita
mi sono fermato su una pagina sgualcita.
E non basta il sentire che nulla è perduto
quando di sale il sapore sulle labbra è muto.
Nel giusto vespro di questo difficile andare
ho sostato in verdi valli seminando gocce amare.
E tu che del mio io ti sei presa la vita
rimani disegnata in punta di matita
e mal s’adatta al lento contar dei giorni
uccisa ogni speranza che un dì ritorni
quella calda e dolce primavera
che con calore e gioia mi portava a sera.
Ary
Luna
Vivendo nel tuo cratere,
polvere e buio nelle mani,
ho rincorso riflessi iniqui.
Ora che per la falce scivolo,
nell'eterno agognato oblio,
maledico la tua falsa luce.
Ary
Deep throat
Wake me up when the nightmare ends
Lonely inside the soul
cool and white my names.
Wake me up when the pain ends
nothing to do for the sunny loss
biggest and destiny fast
Deep throat said her sentences last.
Ary
Il respiro
Distratto ciottolo
rimasuglio di un passato
vissuto rotolando
si consuma ad ogni giro
insieme al lento spegnersi
della sua candela.
Briciole rimarranno
i suoi ricordi nel tempo
che verrà, fatto di terra
e pietra, figlie di un padre
bislacco arso al sole d'inverno.
S'apre nel profilo dell'orizzonte
la via del giusto andare, fino
al fondo, senza girar lo sguardo
a ciò che fu per un attimo stella
o per sempre inganno.
Ché il sol respiro in questo mondo
già è pace, gioia e amore.
Ary
Non leggermi
Non leggermi dentro l'anima di fretta,
sii parco nel conoscere il mio cuore.
Potresti scoprire cose che non vorresti sapere,
sogni che non oseresti sognare.
Osservami l'anima dentro...
Usando la mente e gli occhi del cuore.
Ary
Pensiero
Tutti abbiamo dentro un sole fatto d’emozione,
quella che proviene dalla forza di chi ci ha amato
e che da ogni nostra lacrima va ad ogni nostro sorriso.
Ary
Gioia vera
Cristalli di brina
disegnano ombre di ghiaccio
su secchi rami di acero;
cataratte di cuoio
squarciano i tuoi occhi
e lacrime gridano sangue.
Ary
T.A.M.
Tratti di matita
Incenso senza fumo
Ancòra d’attimo senza tregua
Mentre indugia la mano
Ornata di gloria
Mostrando il tuo essere
Operaio del dolore
Restando fermo nel
Triste passato di uomo
Eluso da un immemore dio.
Ary
Eretika: la prima vittima
"volando dentro abissi infernali
in cerca di luce
trovai una luna smarrita,
mi regalò il suo sorriso
prima di uccidermi
graffiandomi il cuore"
Dentro il mio spasmo di sangue
ti cibasti dell’unico nettare a te gradito
in un ghigno vestito di sale.
Smembrasti il mio corpo
dentro anfore di creta antica
gridando il tuo nome.
Infine, sazia ed appagata,
lasciasti al cardio
l’orgasmo dell’ultimo battito.
Ary
Complici orde fameliche di stelle
Nel suo calore trovò
il caldo sapore del mare,
musica meravigliosa
e la pazienza di un cuore che si era
fermato.
Il silenzio nell'oceano dei sensi
non più solo vuoto e tristezza
di un cerbiatto sperduto,
ma un demone che cheto si celiava.
Intorno era il nero di un tunnel, mentre
i tuoni uscivano dalle unghie.
Allora guardò allo specchio le sue mani
e trovò la vita aperta.
Un giusto cammino lento ma preciso,
disseminato di cristalli di noce.
Rubò nella polvere ed
infilò in tasca i raggi del sole
Ora una Luce diverbera nei suoi occhi.
Illumina il tetro come l'acqua pura,
donando spiragli di vita
come scia nell'infinito.
Ary
Anche ora
I giardini fioriti si trovano nel cuore di
ciascuno di noi e come in ogni giardino le stagioni
comandano i colori. Ogni stagione ha qualcosa di bello,
l'inverno per esempio, con il suo candido manto protettivo,
bianco e puro. L'autunno, con le sue calde e promettenti
sfumature e la primavera, inutile descrivere la gioia dei
suoi colori. Ed ecco l'estate dove il sole avvolge
tutto con il suo manto folgorante e sembra assorbire le
energie in vista dell'autunno. Le stagioni sono in noi,
in alcuni passano e si confondono, in altri sono
palesi, in ogni caso ciò che mi auguro è di riuscire a
prendere forza dai colori che sono e saranno sempre
intorno a noi.
Anche ora.
Ary
Lampioni
Rimescolamenti sub-urbani di gente affollata in
un mattina di un giorno qualunque.
Enormi tralicci di pensieri semplici e contorti
mentre ancora i riflessi della luna piena di ieri
abbagliano la mente.
Ieri notte:
come è bella la strada, pensavo di ritorno a casa.
Era mezzanotte. Iniziavano le prime nebbioline,
l'asfalto lucido faceva da contrasto
ed i lampioni si impegnavano nel loro lavoro.
L'immagine era questa: una striscia di asfalto
nera, una linea bianca e due linee gialle laterali,
una classica strada statale. Ma i lampioni
avevano come un non so che di strano. Si, mi fissavano,
guardando lo specchietto notavo che ogni volta che ne
passavo uno, questo si girava. Accidenti stavo impazzendo,
mania di persecuzione. Invece la sensazione era serena,
perché capivo che si muovevano per aiutarmi, per
illuminare meglio il mio cammino dentro la nebbia che
continuava a salire.
Grazie notturni lampioni.
Ary
Indice
dicembre 2008
DENTRO ALL'ASSOLUTO
**
BALDRACCA DI TURNO
SENSUALITÀ
NEL BOSCO
COLORI
E... SO
E DICO GRAZIE
DI STENTI ED
EMOZIONI SI PUÒ MORIRE
ERRORE DI GIUDIZIO
AGAVI
FRANGENTI
ELETTRICI
NEL PUGNO
CHIUSO DEL MAI
OGNI GIORNO
MORIRE
IL GIARDINO
SEI COME ME
POESIA
MINIMALISTA
SE PERDESS...
DESERTO SENZA
TE
LA SUA VOCE
SARÒ TUO
LABBRACCIO DI UN
GENEROSO PADRE
IL TUO SORRISO
PER UN PUGNO DI VENTO
RAPSODIA DI UN DELITTO
DOVE SONO IO
LENIGMA DI AMLETO
MI ABBATTO MA
COMBATTO
IL SENTIRTI
ACQUA E PANE
NOSTALGIA AL
MAIS
SE NON...
E
Ad ogni istante
Dove il pensiero ferma
Darò il tuo nome,
Invece di odio
Oserò amore.
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Ascolta nel silenzio quello che
non dico
respira nel buio quel profumo
abbraccia il tuo io smarrito
e donalo ancora al tuo cuore.
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Vive nellombra di opachi riflessi.
Chiamatela per nome
e risponderà
scrivetele una lettera,
la leggerà.
Chiedetele un sorriso
e morirà nella luce di un vivido oblio.
Vive nellombra di ciò che sarà,
è il tramonto di un sogno,
la fine di un sentiero o
linizio del nuovo
giorno?
Chiamatela con un gesto
e vi toccherà il cuore,
disegnatela sui muri
e colorerà le strade.
Asciugatele una lacrima,
ma non sarà mai vostra.
Lei è solo la
"baldracca" di turno.
Chi immagina sia riferito ad una
donna sbaglia.
la baldracca di turno non è altro che lillusione
della propria vita.
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Sogno un posto tutto bianco
pareti bianche
pavimento bianco
soffitto bianco
un infinito bianco senza confini
e senza ombre
nel mezzo ...Tu
tutto il resto non servirebbe
non i vestiti che coprono
l'ipocrisia degl'altri
niente ombrelli ché la pioggia sarebbe amica
nemmeno le scarpe ché non ci sarebbero vetri da evitare
e nessun cappello per ripararsi da indiscreti raggi di sole.
Ci saresti tu
Luce da amare
Acqua da bere
Pelle da bruciare
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Se fossi un dio anche minore
inventerei un bosco.
Lo farei di alberi secolari, alti con un sottobosco profumato al tiglio.
Circondato da betulle in festa.
Adagerei in ogni radura tappeti
di muschio ed eliminerei ogni pericolo
nellaria solo il suono dolce delle cince e degli scriccioli un delicato frullio
dali.
Fossi un dio anche minore ti
porterei nel mio bosco incantato.
Per mano, nudi senza temere nulla; né il fresco dellombra, o il calore del sole.
E nudi correremmo felici a nasconderci tra i cespugli,
per poi cercarci e trovarci e nasconderci ancora.
E su ogni tappeto di muschio ti
adagerei, accarezzando i tuoi occhi con le mie labbra,
sussurrandoti allorecchio la mia poesia.
Se fossi un dio anche minore
inventerei lamore come
vestito e coprirei con esso il tuo essere femmina
del qual profumo minebrierei.
E bacerei ogni dito delle tue
mani.
E accarezzerei, inginocchiandomi le tue affusolate caviglie ornate dalloro.
Saresti mia in ogni angolo del
bosco,
sotto le foglie di acacia, allombra dellibisco
calda come la terra.
Saresti mia appoggiata al tronco
di betulla,
labbra sui tuoi seni,
mani sui tuoi fianchi.
Assaporando ogni tuo umore che saprei sciogliere
con il semplice gesto delle mie mani.
E saresti donna selvaggia, a
volte preda, a volte cacciatrice.
Se fossi un dio anche minore
saprei come fare,
ma sono un uomo e posso solo sognarti così.
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E indaco il colore del suono
quando due cuori battono insieme
E sentire quel calore
tra le mani,
un calore da bere,
è come svegliarsi dalla realtà
per vivere dentro un sogno.
E rosso il colore dellamore,
quando esiste un solo corpo
e una sola mente,
un rosso da mangiare
come succo di frutto appena colto.
E verde il colore del domani
quando mi accorgo che nei miei pensieri
cè una ringhiera in
ferro battuto,
travi di legno per soffitto
e tu fra le mie braccia.
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Nel tempo che si nutre del nostro
respiro
mi perdo con l'affanno dei giorni bambini
ché il tuo sentire è come alba nuova
sul cammino dei miei sogni smarriti.
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La luce è vestita di ombre
all'interno di quel vetro
tirato a lucido con olio di gomito
Freddo, dentro la coperta senza memoria
riesumata dall'armadio di ciliegio.
E ancora mi scopro a sognare di
quello
che è stato e che potrebbe essere.
E dico grazie.
Grazie per quello che ho avuto,
ciò che ho provato,
l'amore che ho trovato.
Grazie per quello che sarà
che nel tempo rinascere potrà
se una festa di sorrisi diverrà.
Lodore è di nuovo, in timore del tetro
nel colore del giorno che muore nel solito
tra questi muri di crema senza storia
che ormai vive in uno strano sortilegio.
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DI STENTI
ED EMOZIONI SI PUÒ MORIRE
Stridono le ossa sotto il loro
incedere
tuonano saette rumore nel nulla
asciutto di rovi deserto e carogne
manto di nero ciarpame
su luridi pascoli del cosmo
riflesso di luci spente
nel fardello dei giorni che furono
lacrime che gridano sangue
ultimi sguardi verso la compagna
in mesta attesa
in fondo al greto del fiume
lultima curva.
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Scende a valle fra gli affranti
Eco della mia solitudine
Neve di settembre
Offuscata nel perduto essere
Nasconde gli sguardi
Tra raggi di opposte comete
Assale ima di soppiatto
Mostrando la brina di un sorriso
Ancora di un gemito il sussurro
Vola alta fra le rupi sul lago
Ardesia bruciata invano
Tradita dal profondo fuoco di Dio
Tutte le notti sono bianchi nembi
Estrose catene di sentimenti
Nati dallo sbaglio di un bambino
Errore di giudizio.
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Lunghe foglie hanno le agavi
circondate da
grosse spine
che si conficcano nel mio palato
Mi vesto di plastica trasparente
per non bagnarmi
di sangue
mentre gioco con il mio destino
Ringrazio la fioca luce del
lampione
che nasconde le
mie rughe
mentre indica il tuo futuro piacere
Lunghe foglie hanno le agavi
circondate da
grosse spine
che ho sputato in faccia al mio amore.
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Ci sono frangenti elettrici
senza colori né suoni
che assorbono senza tregua
ogni secondo dellesistenza
per lasciarti in bocca
il sapore dello sbaglio.
Ci sei tu con i capelli senza
tempo
che regali sguardi senza ombre
ad ogni luna nuova.
E ci sono anch'io che vivo
sullonda dellimpossibile
tra maree lunari e soli senza calore.
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Sole forte dentro l'estasi
sussulto dimenticato dal tempo
sapore di sale
e lacrime infrante
sul selciato della vita.
Così ti vedo:
istante fatto di carta senza colore
fragile anima senza pace
pioggia forte dentro attese di un perché
senza falsi poemi scritti da poeti pazzi
odore di salsedine
ali dimenticate
morte di gemiti nel pugno chiuso del mai.
Così è l'amore per chi d'amore
potrebbe morire.
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Di riccio è la mia casa
di spine, irta come croci uncinate
lager di illusioni perdute,
che il mallo si consumi morso dal verme
che vive nel mio cuore,
smeriglio di un sole freddo argento
pallido colorante il grigio delle nuvole;
catarsi di un bisogno di vero
senza castelli di carte di picche
come asparagi dal gambo filaccioso
quelli che affogano nel tuorlo di un uovo scaduto.
E acquisti unoncia dazzurro per tre soldi
scoprendo che è finto e vomiti sgorbi di parole
come fossero unica soluzione del tuo squallido
ogni giorno morire.
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cintura di cuoio
stretta all'altezza del respiro
cateratte rosse su occhi cisposi
fiamme spente e gemme scolorite
raggiungo un perché per trovare
un quando come risposta
ad un dove
senza sapere chi.
sangue bianco
ferita lacerocontusa
catarsi di un'elemosina
al contare dei giorni
ennesime domande
senza soluzioni
in mancanza di sogni
coltivo il giardino
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Mi addormento di notte e chiudo
le finestre
mentre corro lentamente verso l'ufficio
e parlo a bocca chiusa con un sacco
di gente che guardandomi negl'occhi
ascolta con gli auricolari e
fa cenni ritmici con il capo.
Mi sveglio di giorno e apro le
porte
mentre mi fermo velocemente nel letto
e ascolto con le orecchie chiuse quel
nessuno che urla ad occhi aperti
ed agita il suo corpo immobile.
(dedicato a tutti i disabili di
ogni tipo)
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è sintomo di abbandono
questo mio scrivere senza
equilibri chel giorno
di
domani non ha più calore
liberami dagli operatori diniquità
e salvami dagli uomini di sangue
(salmo 59)
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Se perdessi le mani
ogni dito sarebbe
pentagramma di musicista
Se perdessi le braccia
ogni mano sarebbe
tavolozza di pittore
Se perdessi le gambe
ogni piede sarebbe
carta geografica di esploratore
E si dipingerebbe una strada
che accompagnerebbe
la mia serenata da te
Ma ho perso la testa
e non sento più le note
non vedo più i colori
non so più dove sei.
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Facile prendere per mano il cuore
e volare lontano
sopra i monti ad illuminare il cielo
inventare oasi piene di colori
per non perdersi nello spreco del grigio.
Facile prendere in mano pezzi di
specchio
e infilarseli nelle vene per guardare come
siamo fatti dentro scoprendo
che siamo carne e sangue rosso.
E salire sulla bieca faccia del
tuo io
e negli occhi dire: non ti amo più.
Ché del gelido commiato aspetti
la sorte convinto che sei giusto.
Maledire ogni istante in cui
l'errore
ha comandato ed avere paura di spiccare
l'ennesimo salto verso la notte
Tu lupa bianca senza tatuaggi
Io deserto senza te.
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E le vene pulsano
impazzite
mentre il mio cuore arde di sabbia infuocata,
quando sento la sua voce.
Quando sento la sua voce
le gambe tremano,
la vista si annebbia
ed il mondo intorno si trasforma;
diventa un atollo corallino,
un pezzo di scoglio ghermito dai flutti,
un'isola deserta nelloceano dei miei sensi.
Ed i miei sensi si
ribellano e gridano
quando sento la sua voce.
Quando sento la sua voce
vorrei che il mio respiro fosse il suo,
e che il suo corpo fosse il mio e
che la mia voce fosse la sua e
che il suo profumo fosse il mio.
Vorrei schiacciarla con la forza,
e prenderla con dolcezza,
vorrei sfiorarla con una piuma e
assaporare il suo frutto,
quando sento la sua voce.
Quando sento la sua
voce
vorrei cibarmi del suo nettare,
esplorare piano
con infinita lentezza ogni
centimetro della sua pelle;
vorrei morire e rinascere nella
fragranza di lei e darle
tutto me stesso insieme al mio io,
quando sento la sua voce.
Quando sento la sua
voce
vorrei sentirla urlare e gemere di piacere,
annullata tra le mie braccia e
padrona del mio corpo, vorrei essere
il suo sole e lei la mia ombra,
quando sento la sua voce.
Quando sento la sua
voce
vorrei avere cento mani per
non rischiare di perder nemmeno un punto,
e cento bocche per non stancarmi
mai di baciarla. Vorrei avere cento occhi
per osservare ogni sua sfumatura,
quando sento la sua voce.
Quando sento la sua
voce
vorrei essere un mago, annullare le distanze
ed essere lì con lei, con me, con noi.
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Sarò tra le tue braccia,
Saprai cullarmi,
e prenderti cura di me.
Mi perderò in te,
Saprò assecondarti,
e darti la caccia.
Sarò tuo in un istante,
Saprai esser il mio cibo,
e sentirai forte il mio io.
Sarò un dio,
Saprò accarezzare il tuo ventre,
ed essere un fuoco esaltante.
Sarò la tua vita,
Saprai il piacere donare,
e tendere le tue mani.
Sarai il mio domani,
Saprò la gioia regalarti,
e tenerti fra le mie dita.
Sarò lì
da te
ti saprò
amare
e sarò dentro di te
Amico mio mare.
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LABBRACCIO DI UN
GENEROSO PADRE
Astro nel cielo
tuono di luce fuggente.
Scheggia di luna
sogno di pianeti.
Siamo meteore perdute da
costellazioni distratte.
Fine di stella
devastante ira di nana gigante.
Triste la galassia gli occhi
chiude
nella perdita di un altro figlio.
Lento si spegne lo sguardo
verso il Padre
che allunga i raggi
per lultimo estenuante
saluto.
Dove va una stella, quando muore?
Diventa energia e forza
per i sogni dei bimbi.
Chè nelluniverso niente è lasciato al caso
e una ragione è per ogni cosa.
Anche quando sembra che non abbia
senso,
e vorremmo gridare.
Motivo e causa,
fine a noi sconosciuto
alle volte incomprensibile.
Si dice che le stelle stanno a
guardare...
che il destino è
scritto nelle stelle.
Si dice anche che quando unanima lascia questa terra
nasce una nuova stella.
Forse è proprio così,
nasce uno spazio fuori dal tempo,
unenergia parte
integrante del tutto,
come labbraccio di un generoso Padre.
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Scintilla la Notte,
innesto la quinta sul manto nero
riflesso di luci spente
salite e discese, curve
Lultima,
salto infinito e fracasso
assenza di rumori,
dolce ovatta finale.
Sciami di pensieri avvolti
In fondo al greto del fiume.
Oscurità indistinta
corpi celesti immobili.
Le membra leggere nel volo
allargo le braccia e mi lascio cadere
goccia di limo sul ventre del deserto.
Nessun ancora può fermare
i sentimenti
Nessuna nave può navigare senzancora.
E mi scopro a
ridere, a gioire
di tutto il sale del mondo
sapore antico, antracite di cobalto.
Il cuore ha occhi
vigili
qualcosa brilla sul fondo,
sarà un riflesso, un inutile sogno.
Un istante di gioia perduto da un passante,
una pepita doro,
fresca, lucida, invitante.
Testimone sicuro della valle del tempo.
Forse è un raggio di sole,
un inizio di nuova vita.
Il tuo sorriso.
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Quel giorno luomo afferrò un pugno di vento
e lo rinchiuse nei suoi pensieri.
Il ghiaccio diventò fuoco,
la sabbia roccia,
lerba si sposò con il
mare.
- Perché fermare il vento? Si chiese Dio
- Lascialo andare, vivere e
morire
-
- Uomo! Tieni nel pugno il soffio di Dio
e tifoni, trombe daria,
tornado e bufere
giocano ora con il tuo destino. -
- Riapri la tua mano e lascia
scorrere la linfa
che riempie la pioggia e le onde del mare. -
- Apri il tuo pugno, uomo,
e libera dai tuoi pensieri lo spirito del vento. -
- Se vuoi rinascere. -
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durante un attimo di svago
persi la notte
nella distrazione di un momento
uccisi l'amore
ora vivo solo di giorno
aspettando la sera
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Vivo di aria non respirata, dove
sono io
calpesto strade che non ho percorso
e ricordo quello che non ho mai visto
Vedo cose che non esistono, dove
sono io
odo voci che non ho mai sentito
e parlo a qualcuno che non esiste
Amo l'amore di chi non c'è, dove
sono io
costruisco cose che non ho inventato
e sogno immagini che non mi appartengono
Dove sono io, io non sono.
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Di rabbia, vestita con urla
profonde
per questo vivere infame non meritato
e pieno di muri e di cemento armato,
voglio il mio cranio rompere
nelle onde nel mare inquieto,
come spirito di un Amleto
senza più nulla da dire.
Unoccasione persa
questa sapienza
che vissuta nellestrema ignoranza
rendeva felici e sicuri
ora invece schiavi e nemici
nella consapevolezza del mancato amare.
E vivere col sapore acerbo dun seme mai nato,
come se giusto fosse sempre stato,
non sapere scegliere se di vita morire.
Potrà il futuro di nuovo
colorare,
questo grigio nostro stare?
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E sempre un bel giorno per essere vivi
e morire la sera
e rinascere al mattino per morire ancora
nello spazio di un attimo
nellinfinto di una vita
esistiamo solo noi in fondo
nasciamo e moriamo soli
con noi stessi
ellissi imperfetti
giochi demozioni
perdute
e ritrovate
come giostre di cavalli bianchi
con i pennacchi finti
e noi, su e giù
fino alla prossima fermata
fino a quando ci sarà un gettone
gireremo
oggi io
domani sarai tu
ma avrà lo stesso nome
si chiamerà amicizia,
si chiamerà amore,
si chiama vita.
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Sei come musica di violino
che arde dentro il suono
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Cime di catrame
lotti dargenteo cotone
vivide serpi nello stomaco
del reatto cosmico
appare ignaro lo sguardo di bimbo
vestito di sassi e filo spinato
che del caspio e dellegeo
si nutrono
valli piene di case senza stanze
e letti vuoti che gridano
senza un perché che sia vero
senza respiro
E al Sommo chiedo
solo acqua e pane
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Lancette ferme su gradini di
lago,
guardo crescere il grano
di spiga in spiga
Intenso...
Neri
Arabeschi
colorano di asciutte follie
impudichi seni.
Ridatemi il fiato.
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Se non vedo te, sogno...
...di essere sulle rive
dell'oceano
su una distesa di sabbia con te.
Se non sento te, sogno...
...di sentire i battiti dei
nostri cuori
mentre ti bacio nella bellezza del silenzio.
Se non tocco te, sogno...
...di accarezzare ogni tuo
centimetro di seta
mentre disegno arabeschi sulla tua pelle.
Se non avessi te...
Ti sognerei.
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Non pensare di esser di fronte ad
un fato mendace
isola del tuo essere spinto dai venti sinistri della vita
Sono candidi i miei occhi quando
ti guardo e tu come ieri
che osservavi i miei a cercare verità nascoste.
Non so cosa sia questa cosa che
mi lega così forte
al tuo essere donna e bambina
So che mi penetra le carni fino
al midollo,
so che devo trattenere il fiato ad ogni tuo sospiro
nella gioia delle ore senza di te.
So che il mondo fuori dal mio
sogno è ancora duro
pieno di ostacoli e sofferenza.
So che io ci sono, che tu ci sei.
So che amore e passione sono il
condimento di un sogno
trasformato in realtà a cui stentiamo a credere.
So che la strada è in salita, ma
so che possiamo contare ognuno sulla mano dell'altro.
E quando ci perdiamo insieme tra
l'istinto ed il vivo so che questa è la vita.
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Ary
Aggiornamento
Poesie, 4 novembre 2008